La mostra Sandro Chia al Foro Boario di Modena è una delle cinque mostre personali in programma in Italia fino a marzo nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia. A cura di Achille Bonito Oliva e Marco Pierini, è promossa e organizzata dalla Galleria civica di Modena e dalla fondazione Cassa di risparmio di Modena con il sostegno dell’assessorato alla Cultura della regione Emilia-Romagna e con il patrocinio dell’università di Modena e Reggio Emilia. Tutte e cinque le mostre fanno capo alla collettiva attorno alla quale ruota il progetto, la mostra storica dal titolo Transavanguardia italiana, allestita a palazzo Reale a Milano fino al 4 marzo, curata, come il progetto scientifico nel suo complesso, dallo stesso Bonito Oliva.
Modena è una città cara a Chia perché ha segnato alcune delle tappe più importanti della sua avventura d’artista. Tre o quattro artisti secchi, alla galleria Mazzoli, fu la mostra che diede avvio, nel 1978, al fenomeno della Transavanguardia, di cui la Galleria civica diede poi ampiamente conto quattro anni più tardi con una collettiva di ampie vedute intitolata Transavanguardia Italia America. Altre mostre, personali e collettive, hanno via via riportato Chia a Modena fino all’odierna rassegna del Foro Boario che documenta – attraverso una selezione di un centinaio di opere tra dipinti, disegni e sculture – la ricerca più recente del pittore e, per sommi capi, proprio il legame dell’artista con la città emiliana. È naturale pertanto, come spiega Marco Pierini , che questa mostra di Sandro Chia al Foro Boario si configuri come una sorta di ritorno a casa. Così come è naturale che il consistente corpus di opere selezionate, da una parte dichiari esplicitamente il legame dell’artista con la città e ne tratteggi alcuni momenti principali, dall’altra sia costituito invece da lavori più recenti, un gruppo dei quali appositamente realizzato per l’occasione».
L’itinerario artistico di Chia è interamente rappresentato nel percorso espositivo, dalla prima fase segnata dalla densità degli impasti cromatici e da una sorta di gioioso horror vacui fino a una “seconda maniera” caratterizzata da una più austera misura e da una monumentalità classicheggiante poi risolta, stemperata e rasserenata in un rinnovato sentimento della natura, come dimostrano gli ultimi dipinti, una decina dei quali appositamente realizzati in occasione della mostra. L’artista nelle sue opere, citando Bonito Oliva, “ribadisce il ruolo della pittura, il suo essere strumento di rappresentazione di una capacità espressiva dell’artista, fatta di memoria culturale e velocità esecutiva, direttamente proporzionale alla velocità di vita del proprio tempo che permette sopravvivenza soltanto alle attività produttive capaci di agire in sintonia con essa. Il superficialismo dell’immagine di Chia è il volontario portato di questa mentalità, il desiderio di un immediato impatto della propria produzione con lo spirito del tempo. Per lui essere moderno significa portare l’immagine ad una sua splendente evidenza, sottrarla al monopolio del puro sguardo e destinarla all’attenzione di un pubblico che vuole tenere anche la memoria sotto il dominio del presente. Il dominio del presente è l’ossessione manierista di Chia, l’eliminazione del principio di nostalgia possibile soltanto se il passato viene sottratto dalla sua condizione di reperto archeologico e portato alla condizione di vibrante evidenziamento”.
Sandro Chia nasce a Firenze il 20 aprile 1946. Vive e lavora tra Miami, Roma e Montalcino (Si). Frequenta l’Istituto d’arte e si diploma all’Accademia delle Belle arti di Firenze nel 1969. Dopo aver viaggiato in India, Turchia ed Europa nel 1970 decide di stabilirsi a Roma. Negli anni Settanta comincia a esporre nella cpaitale e in Europa. Agli esordi il suo lavoro è legato all’arte concettuale ma presto se ne distanzia a favore della scoperta del linguaggio pittorico attirando l’attenzione della critica italiana e internazionale. Negli anni Ottanta diventa uno dei protagonisti del gruppo della Transavanguardia. Dal settembre 1980 all’agosto 1981 lavora a Monchengladbach in Germania, per poi trasferirsi a New York, dove vive per oltre due decenni pur tornando frequentemente in Italia. Espone alle Biennali di Parigi e San Paolo e, più volte, alla Biennale di Venezia. Nel 2003, lo stato italiano ha acquistato tre sue opere per la collezione permanente del Senato della Repubblica a palazzo Madama, mentre nel 2005 sono state collocate due sculture monumentali davanti alla sede della provincia di Roma. Tra gli importanti musei che gli hanno dedicato mostre personali si ricordano: Stedelijk Museum di Amsterdam (1983), il Metropolitan museum di New York (1984), la Galleria nazionale di Berlino (1984, 1992), il Museo d’arte moderna di Parigi (1984); i musei di Dusseldorf (1984), Anversa (1989), Città del Messico (1989), palazzo Medici Riccardi a Firenze (1991), i Musei di Karlsruhe (1992), Palm Springs (1993), Villa Medici a Roma (1995); palazzo Reale a Milano (1997), il Boca Raton museum of art, Florida (1997), la Galleria civica di Siena (1997), la Galleria civica di Trento (2000), il Museo d’arte di Ravenna (2000), palazzo Pitti e il Museo archeologico nazionale di Firenze (2002), e più recentemente il duomo di sant’Agostino a Pietrasanta (2005) e la Galleria nazionale di arte moderna di Roma (2010).
Fino al 29 gennaio
Foro Boario
via Bono da Nonantola 2, Modena