Il tempo dell'immagine

Ogni immagine, nella visione artistica di Lucio Garofalo, è movimento, musica e quindi tempo. Quando l’artista non può concepire le immagini come immobili, ecco che il tempo dell’immagine diventa immagine del tempo. È proprio questo il tema della mostra visitabile fino al 22 gennaio a palazzo santa Croce di Tivoli, nella sala Tosatto riaperta al pubblico da pochi mesi. Il tempo dell’immagine-l’immagine del tempo, questo il titolo dell’esposizione, offre una selezione delle opere più importanti e rappresentative della carriera e dell’opera del pittore e musicologo napoletano. Un artista che è entrato in contatto con gli esponenti delle principali correnti artistiche degli ultimi cinquant’anni, condividendone in parte la ricerca visiva e la sperimentazione di nuove tecniche pittoriche. Tuttavia è stata la musica la sua vera e unica fonte d’ispirazione, attraverso cui la sua pittura è approdata a esiti del tutto originali.

La mostra presenta alcune delle principali opere storiche di Garofalo, insieme ai lavori più recenti, ripercorrendo con immagini ora veristiche, ora oniriche o citazionistiche, gran parte della carriera del figurativo napoletano. Già nelle prime opere del periodo del gruppo Origine, fondato nel 1951, traspare l’autentica linea di ricerca incentrata appunto sull’attenzione verso temi musicali, uno studio approfondito negli anni Settanta quando il referente ritmico-musicale, in particolare il segno sul pentagramma, e quello citazionistico trovano coesione con il motivo pittorico. Non è un caso che la tela più esposta dell’artista, “Beethoven”, del 1975, uno dei pezzi più pregiati della mostra di palazzo santa Croce, appartenga a questo periodo. Tutto ha un tempo nell’opera di Garofalo: il tempo del ricordo, come in “Beethoven”, si intreccia al tempo della musica, in cui lo spartito prende possesso della tela e diventa il principale referente visivo, come appare nella Fontana di Danae, del 2000, o in Diario, del 2003. Il tempo del ricordo e quello della musica non sono gli unici campi di indagine dell’artista: anche il tempo delle cose e della materia è fonte d’ispirazione e studio, in quanto nulla può rimanere uguale a sé stesso quando la luce colpisce con le sue infinite angolature, portando a una trasfigurazione del concetto stesso di immagine. Immagine e tempo che Garofalo cerca di esplorare e sezionare attraverso ripetuti tagli verticali, come in Sequenza 1 del 1987 o Sequenza del 1994, per cercare con l’arte di andare oltre la natura, alla ricerca dell’essenza delle cose.

Un capitolo a parte merita la sezione della mostra dedicata a Sergio Leone e C’era una volta in America; un omaggio al grande cinema italiano e a uno dei suoi più illustri registi che personalmente, un anno prima della scomparsa, commissionò a Garofalo una serie di lavori ispirati al suo ultimo capolavoro, come ad esempio la grande tela N. Y. che riproduce la famosa locandina della celebre pellicola leoniana.

palazzo santa Croce-sala Tosatto
vicolo della Missione 3, Tivoli
Info: www.langolino-pegaso.it

Articoli correlati