Critico dissacrante, storico della fotografia, fondatore della Fototeca storica nazionale di Milano, Ando Gilardi è uno dei grandi protagonisti della fotografia italiana. La mostra Olive & bulloni alla fondazione Corrente di Milano presenta una selezione degli scatti realizzati tra il 1950 e il 1962, durante la sua attività di “fotografo scalzo”, per usare l’espressione ironica di Gilardi stesso, che definisce così gli anni da fotografo per il periodico Il lavoro della Cgil (rubando il nome ai coraggiosi medici scalzi cinesi di Mao che si spingevano nelle estreme zone rurali).
Il lavoro, fondato nel 1948 da Giuseppe Di Vittorio e diretto da Gianni Toti dal 1952 al 1958 – di cui Gilardi è stato redattore insieme a colleghi Lietta Tornabuoni, Franco De Poli, Renato Guttuso e Ugo Attardi – è l’unico giornale e rotocalco italiano dell’epoca legato alla documentazione fotografica dei lavoratori. Le immagini, già presentate al pubblico nella mostra omonima tenutasi alla fondazione Benetton di Treviso nel 2009, sono straordinari documenti recuperati dopo un lungo lavoro d’archivio. Raffigurano «i volti di chi non ha mai visto la televisione», dice Gilardi, antichi e intensi, di un realismo poetico lontano da ogni forma di eroismo.
L’istantanea del fotografo esprime di per sé la modernità di un’epoca segnata dalla cultura visiva e poetica del neorealismo e del fotoreportage, quello americano di “Life” e quello francese di “Vue” e “Regards”, all’insegna di “allineare l’occhio, la mente, il cuore” come scriveva Cartier-Bresson. L’opera in mostra Lavoratori in attesa di ingaggio è un’immagine che ha valore di documento e attualità: sullo sfondo Castelmazzano in provincia di Potenza, in primo piano gli uomini del paese appoggiati a un lungo muretto attendono un caporale per guadagnarsi la giornata.
Distanti dalla retorica del boom economico, le fotografie in mostra immortalano l’altra faccia dell’Italia degli anni ’50: un paese agricolo di asini e muli che completava la ricostruzione post-bellica avviando un processo di trasformazioni sociali e territoriali; le migrazioni e l’industrializzazione; l’estinzione della classe del proletariato urbano degli operai, dei braccianti e dei cafoni del Sud; il significato politico dell’esigenza della nascita dei sindacati e delle lotte. L’opera di Gilardi, a oltre cinquant’anni di distanza, non si esaurisce in fredda mitologia ma ribadisce che la dignità del lavoro è un diritto da tutelare. Giovedì 12 gennaio alle 18 è in programma la proiezione del documentario Piedi scalzi mani nere. Braccianti e operai negli anni ’50 nei reportage di Ando Gilardi. Alla serata interverranno il regista Giuliano Grasso e Ando Gilardi
Fino al 27 gennaio
fondazione Corrente
via Carlo Porta 5, Milano
Info: 026572627; www.fondazionecorrente.org