In cerca del paradiso

Non è la prima volta che John Jurayj (New York, 1968) presenta i suoi lavori alla galleria Alberto Peola di Torino. Nel gennaio del 2009 l’artista di origine libanese aveva esposto una collezione di dipinti dai colori elettrici, che esplicitavano una vasta gamma di influenze: dalla pop art all’astrattismo di Gerhard Richter, passando attraverso l’espressionismo astratto di matrice statunitense.

La stessa suggestiva tecnica viene ripresentata quest’anno in occasione della mostra “No paradises”, attraverso la serie “Martyrs” – ritratti di terroristi suicidi, in cui le pratiche della fotografia e del disegno si compenetrano dando vita a un risultato decisamente originale – ma a essi si aggiungono un video e una serie di sculture, a testimonianza della crescita artistica di Jurayj. Tutti i lavori, com’era già capitato nella mostra precedente, indagano i temi del dislocamento e del trauma, concepiti sia in riferimento all’individuo, che alla collettività e all’intera nazione libanese.

Il filmato riprende una serie di fotografie che ritraggono l’artista assieme al marito sulla ruota panoramica del Luna Park di Beirut, emblema di forza e perseveranza. La ruota, costruita negli anni ’50, è riuscita a sopravvivere intatta alla guerra civile che ha scosso il Libano per quindici anni, continuando a funzionare, imperterrita, tra il 1975 e il 1990. Ci sono poi le sculture della serie “Untitled (family baggage)”, che l’artista ha realizzato facendo un calco, riempito successivamente di gesso nero e polvere da sparo, delle valige originali utilizzate dai propri genitori, negli anni ’60, per i loro spostamenti in Medio Oriente. Anche in questo caso, il valore simbolico delle opere è particolarmente forte.

Gli anni ’60 furono un periodo di forte crescita economica per i Libano, e di speranza e spensieratezza per i suoi abitanti, ma già portavano in sé i prodromi del conflitto che si sarebbe acceso all’alba del decennio successivo e che ha cambiato per sempre una nazione che sembrava essere in procinto di tramutarsi nella nuova culla culturale e progressista del Medio Oriente affacciata sul mediterraneo.

Fino al 28 gennaio
galleria Alberto Peola
via della Rocca 29, Torino
Info: www.albertopeola.com