I vicoli e i palazzi storici di Favara (Agrigento) stanno prendendo una nuova vita grazie al progetto “Farm cultural park” (www.farm-culturalpark.com). Un’idea tutta italiana, una mano tesa a chi fa dell’arte un modo di vivere e una professione, una speranza per i creativi e per il turismo. Andrea Bartoli, che risponde alle domande di Inside Art, ha creduto che un’utopia potesse essere realtà.
Cos’è “Farm cultural park”?
«È un parco culturale e turistico contemporaneo a 6 chilometri dalla Valle dei Templi di Agrigento. Arte e cultura del contemporaneo per tutti, non solo per addetti ai lavori, all’interno di un borgo di pregio architettonico del centro storico di Favara».
Come nasce l’idea?
«Stavo cercando un immobile a Riesi per il mio studio professionale e due amici architetti mi hanno fatto innamorare del centro storico di Favara. Morale della favola: niente studio notarile a Riesi e vai con il progetto “Farm cultural park”».
Come si sta evolvendo?
«Ha aperto i battenti il 25 giugno 2010 e in meno di due anni abbiamo raggiunto risultati che non immaginavamo. Ciò che ci inorgoglisce di più è aver ospitato più di cento artisti e creativi; aver organizzato decine di eventi e aver portato a Favara amici, turisti e semplici visitatori. Abbiamo anche superato 7.500 fan su Facebook».
Avete trovato delle difficoltà nella realizzazione?
«Questo è un progetto molto più grande di noi e ovviamente non è facile portarlo avanti. Ci vorrebbe un’organizzazione più complessa e delle risorse illimitate. Ma abbiamo una passione smisurata e un grandissimo desiderio di restituire ai nostri figli un piccolo pezzo di mondo miglior»e.
Come si sono poste le istituzioni locali?
«Abbiamo un rapporto di graziosa collaborazione».
Mostre in programma?
«Stiamo organizzando un grandissimo evento con gli artisti che hanno già lavorato con noi e con numerose organizzazioni culturali. A febbraio inauguriamo la mostra personale di Elfo. Le sue opere sono straordinariamente belle perché oltre a ricordarci la meraviglia della natura sono portatrici di spunti di riflessione. Il 23 marzo siamo ospiti a Catania di Artfactory2 e la settimana dopo portiamo “Farm cultural camp”, la nostra ambasciata culturale mobile, a Castelvetrano ospiti di Luigi Prestinenza Puglisi e Orazio La Monaca e dell’associazione di architetti Aiac. Il 30 giugno invece festeggiamo il nostro secondo compleanno con un grande evento a Favara”.
Chi sono gli artisti che chiedono di soggiornare da voi?
«Si cerca chi ci assomiglia e si riconosce nei nostri valori e linguaggio. Abbiamo un programma di residenze per creativi che vogliano sperimentarsi in progetti di arte relazionale coinvolgendo e interagendo con la comunità locale e un programma itinerante per artisti che propongono progetti di comunicazione per Farm da realizzare in Italia o all’estero. Da quando abbiamo completato la prima residenza abbiamo avuto ininterrottamente ospiti».
Si parla molto di tirocini non retribuiti, la vostra politica è diversa.
«Dal 2012 si potrà essere selezionati per fare un anno di tirocinio da noi. Daremo vitto e alloggio, un rimborso spese di cinquecento euro mensili e il rimborso delle spese di viaggio per chi verrà selezionato a far parte della famiglia Farm».