Alla Primo Marella gallery di Milano si aprirà a breve la prima personale europea dell’artista indonesiano Farhan Siki. In “Implosion: imperfect signs” sono presenti quindici grandi opere inedite che comunicano il senso di provocazione nei confronti del mondo contemporaneo che l’artista porta in grembo. Nato in un ambiente dove predomina la cultura “street”, si fa portavoce di coscienza sociale coinvolgendo nelle sue opere umorismo e grande responsabilità. Convoglia nelle sue immagini rappresentate su tela “brand”, icone, loghi e simboli della cultura di massa.
«Gli attacchi di Farhan colpiscono il mondo dell’arte e la cultura della celebrità dall’interno. Il nome e l’immagine di un artista oggi sono diventati essi stessi marchi. Il teschio di diamanti per Hirst, le orecchie da coniglio per Jeff Koons, il logo Vuitton per Murakami plasmano l’immagine dei rispettivi artisti assecondando vere e proprie strategie di marketing – riferisce il curatore dell’esibizione Hendro Wiyanto – non è forse vero che l’eccentricità vende? Una buona arte è sempre un buon affare, ha detto Warhol. O viceversa, dicono gli uomini d’affari».
Si nota ad esempio comparire tra vari marchi commerciali nella sua opera intitolata “Noam, screaming isn’t enough”, un viso con la bocca aperta intonante un grido, in ricordo del celebre Urlo di Munch. «Ho voluto prendere in prestito l’icona dell’Urlo e inserirla in un mondo fatto di sogni e di promesse di una vita migliore che può essere raggiunta solo attraverso l’atto di acquisto – fa presente l’artista stesso – ma quale scegliere tra tutti i prodotti che ci vengono proposti? L’isteria cui questo processo di scelta ci porta non è però mai sufficiente: ciò che conta è acquistare, comunque, qualcosa». La sua carriera da “street artist” inizia nei primi anni del 2000 lungo le strade di Yogyakarta dove ha messo in moto le tecniche di “guerrilla stencil”.
Fino al 28 gennaio
Primo Marella gallery
viale Stelvio, Milano
Info: 0287384885; www.primomarellagallery.com