Il Belpaese dell'arte

Mentre il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia si prepara alla chiusura celebrativa, alla Gamec di Bergamo inaugura un complesso viaggio storico alla riscoperta della tradizione artistica nazionale. Dall’Ottocento ai giorni nostri la mostra Il Belpaese dell’arte, etiche ed estetiche della nazione indaga le pratiche artistiche nostrane e internazionali presentando più di 200 opere per artisti di spicco nel sistema dell’arte.

Curata da Giacinto Di Pietrantonio e Maria Cristina Rodeschini, l’esposizione è suddivisa in otto sezioni che affrontano i simboli culturali del “belpaese”, letti attraverso artisti come Enzo Cucchi, Maurizio Cattelan, Mario Cresci, Alterazioni Video, Tobias Zielony, Mimmo Jodice, Elmgreen&Dragset, Emilio Isgrò, Teofilo Patini, Cesare Tallone, Fausto Radici, Felice Gimondi, Giacomo Agostini, Giacinto Facchetti, Gino De Dominicis, Vettor Pisani e tanti altri. Con la prima tappa dal nome Fratelli d’Italia l’incipit espositivo è quello storico. L’inno del paese fa sottofondo al legame di fratellanza delle coppie di artisti presentate per l’occasione. Per citarne alcune tornano i nomi di Giorgio De Chirico e Alberto Savinio, Tano Festa e Francesco Lo Savio e poi ancora Gianni e Joe Colombo.

Prima di arrivare all’ultima sezione, l’esposizione si snoda attraverso la tematica del territorio: un esempio viene dalla testimonianza visiva della geografia globale e locale identificata con le mappature di Boetti in dialogo con lo “stivale italiano” per l’ispirazione del collettivo Claire Fontaine. Il paesaggio torna anche nella terza sezione Cartoline d’Italia per le opere di Giuseppe De Nittis, Giovanni Migliara, Giovanni Iudice, Marco Gozzi, Ippolito Caffi e Francesco Guardi. Non poteva mancare la visione politica all’interno di un percorso visivo rivolto alla progressiva crescita del paese ed è proprio nella sezione Politica Italia che i differenti media si scontrano e si incontrano per affermare le difficoltà di coesione. Qui i lavori di Loredana Di Lillo, Renato Guttuso, Armin Linke, Marco Cingolani, Antonella Mazzoni, Francesco Arena. Dopo Bar Sport Italia e Per grazia ricevuta Italia lo sport e la religione confermano le peculiarità e quasi i cliché nazionali per approdare a una visione storico-romantica della mostra nel suo percorso conclusivo.

Si arriva infatti all’ultima sezione attraverso la presa di coscienza dell’identità collettiva rappresentata dalla monumentalità del nostro territorio. Simboli come nascita, creazione, morte e distruzione tessono i confini del percorso espositivo con le opere di Giovanni Maria Benzoni, Antonio d’Este, Mario Dondero, Democrito Gandolfi, Frédéric Xavier Liwer, Gianfranco Ferroni, Giacomo Manzù, Francesco Messina, Mimmo Paladino, Piccio ed Enrico Scuri e non solo. Il Made in Italy termina il percorso, allargando miti ed etica nazionale nel resto del mondo con le opere di Gino Severini, Hans-Peter Feldmann, Michelangelo Pistoletto, Giovanni Rizzoli e molti altri.

Fino al 19 febbraio 2012
Gamec, via San Tomaso 53, Bergamo
Info: www.gamec.it

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