È guerra aperta tra Eduardo Cicelyn e i vertici della fondazione Donnaregina, l’organo amministrativo che costituisce il cuore del Madre, il museo d’arte contemporanea di Napoli. La polemica si trascina da ormai troppo tempo e il botta e riposta tra le parti in causa si sta facendo sempre più animato. Cicelyn ha affermato con forza che il suo dimissionamento da direttore della struttura partenopea, voluto dall’assessore alla Cultura della regione Campania Caterina Miraglia e avallato dal presidente della regione Stefano Caldoro, non avrebbe nulla di consensuale, lasciando intendere come la scelta sia stata a suo giudizio ingiustificata o addirittura sanzionatoria.
Non si è fatta attendere la replica del presidente del cda della fondazione Donnaregina Pierpaolo Forte, che ha prontamente ribadito quale sia la volontà degli amministratori in questo momento: «Viviamo una fase di transizione, stiamo provando a rendere questo museo un’istituzione più autonoma dalla politica – ha detto – la risoluzione del contratto di Cicelyn, che ha avuto un preavviso di dieci mesi, non è sanzionatoria». Tra le motivazioni relative al dimissionamento del direttore, notificato nei giorni scorsi tramite un preavviso di risoluzione del rapporto di lavoro, ci sarebbe innanzitutto quella economica, dovuta alla rilevanza del suo stipendio e alle spese spropositate che l’ex direttore avrebbe compiuto nei sei anni di direzione delle attività del museo. L’accusa rivoltagli dai suoi detrattori sarebbe quella di aver portato nomi importanti nelle sale del museo spendendo cifre oggi inamissibili e già all’epoca difficilmente sostenibili, con l’aggravante di avere così trascurato la realtà artistica territoriale campana, considerata estremamente viva e pulsante. Cicelyn, come aveva precedentemente fatto, è tornato a parlare dei suoi compensi precisando nel dettaglio l’aspetto economico del suo operato: «La retribuzione è di 150mila euro lordi. Retribuzione unica, senza benefit di nessun tipo e mai indicizzata nel corso degli anni». Ed ha poi aggiunto sul lavoro svolto in questi anni: «Il Madre non esisteva sette anni fa, quando mi fu chiesto di progettare un museo d’arte contemporanea e non so se è chiara la differenza tra chi realizza qualcosa di unico e chi va ad occupare un posto di origine politica qual è il presidente di un ente la cui nomina è competenza della giunta regionale».
A complicare una vicenda già ora di difficile soluzione, una sorta di cavillo contrattuale riguardante il contratto di Cicelyn, che lo legherebbe di fatto alla poltrona del Madre “a tempo indeterminato” e potrebbe portare a fastidiosi strascichi giudiziari e legali. «Non vorrei parlare sempre di quattrini – ha aggiunto Forte – se ci sarà un ricorso andrà per la sua strada e Cicelyn avrà tutto quello che gli spetta, non una lira in meno ma neanche in più. Lo stipendio annuale del direttore è di 200mila euro, troppi per una fondazione che ha fondi per un milione».
E l’arte che fine fa in questa storia? Mentre inaugurano le esposizioni su Fausto Melotti e sull’Arte povera, l’anima del museo napoletano, ossia le opere dei donatori storici e più influenti che rappresentano il fiore all’occhiello della collezione permanente, rischia parecchio. Francesco Clemente e Mimmo Paladino avevano già minacciato, all’inizio dell’anno, di ritirare le proprie opere in comodato d’uso presenti nel museo, nel caso in cui fosse stato allontanato Cicelyn. Jannis Kounellis si è unito al coro di artisti perplessi e preoccupati dal nuovo cambiamento alla direzione: «Finora del Madre ho condiviso i programmi e rimarrò solo se ci sarà continuità – ha detto l’artista – che però non mi sembra probabile visto che si parla di aprire ai privati. Però prima di decidere intendo aspettare e vedere cosa accadrà». Nella sua replica alle preoccupate parole di Kounellis, Pierpaolo Forte ha invitato gli artisti a decidere cosa fare delle proprie opere non prima di essere venuti a conoscenza del nuovo direttore e del comitato scientifico. La soluzione appare dunque rimandata all’anno che sta per iniziare, che dovrebbe vedere pronto il bando per il futuro incarico di direttore del museo e chiarire cosa ne sarà delle sale del Madre.