Tutto termina e inizia sotto la pioggia. Quella che cadeva il 21 ottobre 1860, con Garibaldi vincitore e sconfitto che, un passo dietro a Vittorio Emanuele, vive le acclamazioni della folla ma che già progetta il ritiro a Caprera. Con la proclamazione dei risultati di quel Plebiscito, Da Sud. Le radici meridionali dell’unità nazionale chiude il suo percorso. Ad aprirlo, al palazzo Reale di Napoli, sono invece le immagini, bellissime e solari di Napoli e del Mezzogiorno, considerato il Giardino d’Europa, trasmesse dai pittori del Grand Tour.
Attraverso i ripetuti fallimenti, le tragiche repressioni, le speranze deluse, una profonda e radicata ansia di libertà ha trovato nell’idea dell’Italia unita il suo progetto storico. Queste generazioni, succedendosi, sono così diventate una delle principali radici di quel grande processo che chiamiamo Risorgimento nazionale. Lo sono diventate attraverso storie di vita generose, che ci parlano di giovani che incontrano la morte con serenità, di adulti che affrontano il vagabondare dell’esilio senza ripensamenti, di carceri che sono vere e proprie tombe di vivi, di sconfitte che valgono più delle vittorie, tanto forte è la lezione morale che da esse può ricavarsi. Partendo da quel Giardino d’Europa la mostra prova a raccontare queste storie, e la storia più grande che ne è ovviamente, cornice, utilizzando registri narrativi diversi, che ora toccano il mondo più tradizionale della raffigurazione pittorica o della documentazione storica, ora utilizzano soluzioni evocative e strumenti comunicativi multimediali per trasmettere il sentimento di che cosa significò essere meridionali e patrioti nella prima metà dell’Ottocento.
La ragione e il sentimento che sono chiamate in causa dalle sollecitazioni della mostra appaiono tanto più necessari oggi che in una Italia tentata da seduzioni separatiste e in un Mezzogiorno attratto da nostalgie neoborboniche, scolorisce la consapevolezza della forza morale e della concretezza storica che ebbe il patriottismo meridionale. Esso non fu subalterno ai disegni che maturarono altrove nell’Italia dell’Ottocento, né fu soggetto supino di avventure e conquiste esterne ad esso. Il Mezzogiorno volle l’unità d’Italia e fu determinante nel realizzarlo, e nel modo in cui esso si realizzò. Da Sud, dunque, non scrive né una storia minore né una storia di vinti, ma una delle pagine più alte ed efficaci del Risorgimento nazionale.
In seno alla mostra una ricchissima sezione, intitolata Dopo l’unità. L’attività dei Prefetti nel Mezzogiorno, attraverso documenti della Prefettura e dell’archivio di stato di Napoli, propone spunti di riflessione su quella che è stata la lunga e spesso difficile attività dello Stato nella gestione del Mezzogiorno, nei primi anni postunitari. Questa grande esposizione, curata da Luigi Mascilli Migliorini e Anna Villari, invita a riflettere sui sessant’anni che hanno preceduto il Plebiscito dell’ottobre del 1860. Dalla Rivoluzione del 1799, ai moti del ’48 alla spedizione dei Mille. Quattro generazioni di meridionali che hanno vissuto e creato la storia e l’hanno intessuta di infinite, piccole e grandi storie. Una mostra dove documenti, quadri, cimeli unici, molti mai esposti, non sono solo pezzi museali ma tornano a vivere e a trasmettere l’emozione del momento. E, insieme, un grande esperimento di multimedialità per far entrare il visitatore nel cuore vero dei fatti.
Fino al 15 gennaio 2012
Napoli, Palazzo Reale, piazza del Plebiscito, 1
Info: [email protected]