Prosegue nella sala Causa del museo di Capodimonte a Napoli, la mostra Il giovane Ribera tra Roma, Parma e Napoli 1608-1624, dedicata al grande pittore spagnolo, considerato tra i maggiori esponenti della pittura di area naturalista e caravaggesca in Italia e in Europa.
Presentata al Prado di Madrid la scorsa primavera, la mostra è organizzata dallo stesos museo ee dalla soprintendenza speciale per il Patrimonio storico, artistico, etnoantropologico e per il Polo museale della città di Napoli-Museo nazionale di Capodimonte. Responsabile scientifico dell’edizione italiana è Nicola Spinosa, uno dei massimi esperti del maestro spagnolo e autore di una recente e completa monografia. Il comitato scientifico, per la esposizione spagnola, è composto da Gabriele Finaldi, José Milicua e Javier Portùs.
Jusepe de Ribera (Játiva, 1591-Napoli, 1652) giunse giovanissimo da Játiva, presso Valencia, a Roma intorno al 1608 dove lavorò per committenti e collezionisti sia spagnoli che locali realizzando opere di grandissima intensità. Dopo un breve soggiorno a Parma intorno al 1610, fu di nuovo a Roma, accolto tra i membri dell’Accademia di San Luca, trattenendosi fino al 1616, quando si trasferì definitivamente a Napoli, capitale del viceregno spagnolo in Italia meridionale, dove fu attivo fino alla sua scomparsa, nel 1652.
Al museo di Capodimonte sono presentati circa 40 capolavori del giovane Ribera, con alcune modifiche rispetto alla precedente esposizione spagnola del Prado e, grazie anche all’aggiunta di nuove opere, si offre l’opportunità di approfondire uno dei momenti più alti e significativi della civiltà figurativa del primo Seicento. La mostra pone l’attenzione sui primi anni della produzione dell’artista presentando, in un confronto finalmente diretto, tele spesso oggetto di appassionato dibattito.
Sarà possibile ammirare un gruppo di dipinti, alcuni dei quali esposti per la prima volta, che documentano con grande efficacia i momenti diversi dell’attività romana e i successivi sviluppi napoletani, prima che il pittore giungesse a quella svolta stilistica che lo avrebbe portato, dopo il 1624, alla piena maturità, fase alla quale appartengono alcune celebri opere, quali il Sileno ebbro, il san Girolamo con l’angelo del Giudizio e la Trinitas terrestris e santi, esposti abitualmente nelle collezioni permanenti di Capodimonte.
Fino all’8 gennaio 2012
Museo di Capodimonte, sala Causa, Napoli