Il giallo e il bianco sono i colori che invadono la galleria Z2O Sara Zanin, a pochi passi dal Colosseo, anche se la personale di Beatrice Pediconi si intitola “Red”. L’artista spiega che le sue opere precedenti unanimemente definite “lavori bianchi” e “lavori blu”, l’hanno portata alla necessità scegliere lei stessa il nome del colore identificativo dell’esposizione romana. “Red” presenta al pubblico sei stampe, che sono il fermoimmagine della lavorazione di sostanze cromogeniche su alluminio, e la proiezione in “loop” della produzione di pittura nell’acqua. Proprio questo è il supporto che l’artista decide di alterare, che, a causa della continua interazione con il materiale pittorico, fascinosamente non lascia segni permanenti.
Nata come architetto, la Pediconi non ha mai pensato che quello sarebbe stato il suo futuro, anche se la manipolazione creativa l’ha sempre impegnata nella progettazione e nell’ideazione di un’arte nuova, seppur con mezzi semplici. L’uovo, che con il suo colore è ancora ambiguamente a sostegno del titolo della mostra, misto ad altre cibarie, è alla base della sostanza con cui l’artista crea le immagini fotografate e stampate su carta: «Per me il risultato è importante fino ad un certo punto – spiega la Pediconi – quello che maggiormente mi interessa è il processo pittorico precedente e il senso che c’è dietro all’immagine che viene mostrata. Il senso è legato alla vita e al suo scorrere, alla sua imprevedibilità».
E imprevedibili infatti sono le forme che i pigmenti organici creano nell’acqua, che si stagliano colorati sul fondo omogeneo e trasparente delle vasche costringendo lo spettatore ad andare oltre, a cercare meglio, ad immaginare. Continua l’artista: «E’ come se all’interno di quella vasca piena d’acqua fossero racchiuse tutte le emozioni possibili, positive e negative. Invece di rappresentare una realtà visibile cerco di rappresentare una realtà che si può sentire». In ogni caso, l’incredibile novità della sua arte è nel procedimento materiale: la Pediconi non si limita infatti a fotografare qualcosa di preesistente ma ciò che lei stessa crea per essere fotografato. La pittura dell’artista romana dà l’idea di essere materia libera, poiché proprio il genio creatore, senza bramosia di possesso, ne lascia infine dissolvere le forme con e nell’acqua.
Fino al 28 gennaio 2012
Galleria Z2O Sara Zanin
via dei Querceti, 6 Roma
Info: 0670452661; www.z2ogalleria.it