“Failing grace“, In mancanza digrazia, è una collettiva che vede la partecipazione di artisti noti a livello internazionale: Robert Langenegger, Enrique Marty, Steven Montgomery ed Erik Thor Sandberg. Allestita negli spazi della galleria Jerome Zodo contemporary di Milano, l’esibizione approfondisce il sentimento della grazia mettendolo in relazione all’epoca contemporanea.
Risalendo all’etimologia prima della parola “grazia” e confluendo alle sue trasformazioni nel corso del tempo, gli autori mostrano attraverso le loro opere un nuovo modello rispetto all’ordine di grazia: da sculture in ceramica e in poliuretano a rappresentazioni pittoriche ad olio e acquerello. In ogni lavoro in esposizione si evidenzia lo stato di crisi attribuito al sentimento di grazia, in decadenza e desacralizzato, come a dimostrare la forte indipendenza dell’uomo di oggi nei confronti d’una determinata morale, etica ed estetica.
I dipinti ad olio e acrilico realizzati da Robert Langennegger (St. Gallen, Svizzera,1983), esposti per la prima volta in Italia, rappresentano per esempio personaggi biblici, politici e comuni sfidanti convenzioni etiche e sociali a sfavore di qualsiasi forma di grazia. Protagonista delle opere è la trasgressività della natura umana, oltre che l’ironia sulla bestialità e le contraddizioni proprie degli idoli. I lavori pittorici e scultorei di Enrique Marty (Salamanca, Spagna,1969) esaltano invece la ricerca di significati esistenziali dando il ruolo principale proprio all’essere umano. Con lo spagnolo il corpo diventa mezzo grazie al quale disconoscere l’ideale di una certa bellezza. Steven Montgomery (Detroit, Michigan, Usa, 1954) realizza ceramiche in grado di rappresentare un immaginario post apocalittico: viti, bulloni, le chiavi della serie “Test site” (2006) e “Red wrench” (2011), elementi del mondo industriale in versione scultorea. I tratti di usura scorti sui materiali riescono a raffigurare il senso di decadenza sociale e intellettuale dell’epoca contemporanea.
Ancora: i lavori di Erik Thor Sandberg (Quantico, Virginia, Usa 1975) riportando indietro nel tempo, lungo il corso della tradizione pittorica. Allegorici e femminili, i suoi soggetti trovano ispirazione nelle immagini appartenenti all’antica scuola fiamminga di Hieronymus Bosch e di Pieter Bruegel, e vivono la sofferenza del limite: d’una leggiadria classica le immagini riportano comunque a una contemporaneità immediata mescolate a oggetti come il paraorecchie di peluche nell’opera “Concession III” (2007) o la bomboletta spray e l’infradito in “Alterations” (2010).
Fino al 23 dicembre
Jerome Zodo contemporary
via Lambro 7, Milano
Info: 0220241935; www.jerome-zodo.com