Non c’è niente di più contemporaneo dell’antica scienza dell’alchimia, soprattutto nei nuovi lavori di Elio Varuna. Il pittore romano, tra i maggiori esponenti del pop surrealismo, è riuscito a risolvere l’annosa questione che da secoli arrovella tante menti. Solve et coagula, la formula alchemica per eccellenza che indica la procedura finalizzata alla trasformazione degli elementi attraverso un processo di dissoluzione e poi di ricomposizione, ha trovato nelle ultime tele prodotte da Varuna una colorata manifestazione. «La novità del nuovo ciclo pittorico che ho presentato in autunno nelle mostre alla Mondo Bizzarro e alla Centrale Montemartini – racconta l’artista nella sua abitazione romana, accerchiato dalle sue creature e da opere di altri pittori – è una ricerca che porto avanti già da parecchi anni sull’alchimia. Un motto importante dell’alchimia verte sulla dissoluzione di ogni cosa, le metamorfosi degli stati d’animo e i passaggi dallo spirito al corpo: sono tutti elementi che passano da uno stato all’altro. Ho sempre lavorato sul concetto di liquido e terreno, questa volta cambio perché si passa a uno stato quasi esclusivamente gassoso». Una sintesi degli elementi colorata e fantasiosa che il visionario pittore, ironico non solo nelle sue tele, ha esplicitato anche nella tecnica attraverso l’utilizzo composito di differenti materiali.
«Ho riportato e ritrovato il concetto di Solve et coagula nella tecnica pittorica perché i miei nuovi lavori sono composti oltre che con la solita pittura acrilica anche con lo spray. In questo modo, quando utilizzocon lo spray lavoro con la dissoluzione, perché il colore passa dallo stato gassoso della bomboletta al segno grafico della tela dove si fissa. Il coagula è rappresentato invece dalla pittura, il tubetto pieno di colore liquido che si addensa nel momento in cui lo vado a comporre. Ho risolto, almeno artisticamente, l’annosa questione dell’alchimia attraverso la tecnica di due elementi che apparentemente non si conciliano e invece mi danno l’opportunità di lavorare su due piani: il fondo è spray e la parte in primo piano data dalla pittura». Niente paura, però: non c’è stato nelle opere del romano un totale stravolgimento, anzi i curiosi esserini rossi a cui Varuna ha abituato i suoi estimatori rimangono ancora saldamente ancorati alle tele, ma con una specifica. «Nell’ultimo ciclo di dipinti – dichiara aggirandosi tra i nuovi lavori – non c’è più l’orizzonte che caratterizzava i precedenti: una base dove i soggetti del quadro poggiavano e che rappresenta anche una certezza, una sicurezza visto che la scena intera prendeva forma su una rassicurante prospettiva. Nelle tele più recenti tutto invece si svolge in un cosmo non meglio identificato, un macro o un microcosmo, che può essere liquido, quindi sott’acqua, o gassoso, nello spazio. Ora si respira un maggiore senso di incertezza e insieme di libertà. I soggetti non si radicano da nessuna parte ma sono sempre liberi, dinamici. Stanno cambiando anche le dimensioni dei quadri, che aumentano probabilmente perché legati all’idea infinita del cosmo. In questo nuovo contesto sono sempre e comunque presenti i miei soggetti più riconoscibili».
Gli elementi presenti nelle pitture contribuiscono a creare un mondo surreale, dove però c’è un costante richiamo all’elemento del reale. In questo modo la matrice oscura del surrealismo viene mitigata dalla componente pop, una sfumatura che risulta sempre accattivante e di più facile comprensione per lo spettatore. Se le opere pittoriche rimangono un caposaldo nella produzione di Varuna, un aspetto più concretamente legato al marketing si fa largo nei suoi lavori. I protagonisti del mondo varuniano escono infatti dalla tela per abitare oggetti e spazi legati al mondo del design: dalla Mini coupé di casa Bmw al curioso tavolino passando per dei singolari gioielli. «Un percorso divertente in cui mi sto avventurando è quello del design perché credo che l’arte contemporanea si possa applicare molto bene a questa arte. Una sintesi è il tavolino Tuty: i primi nove esemplari sono stati tutti creati e lavorati da me, e c’è anche il progetto di dare vita a una produzione più ampia. La stessa cosa l’ho voluta per i gioielli: ho preferito farne una serie limitata in modo che questi rimanessero delle piccole opere d’arte, mi sarebbe dispiaciuto farli diventare solo un oggetto consumistico. A novembre, nel bookshop del museo Macro è stata lanciata la nuova collezione dei Varuna “jewels”. Inoltre c’è uno sviluppatore che sta creando la “Varunapp”, un’applicazione per iphone e ipad che consentirà di essere aggiornati sulle mie mostre, accedere al catalogo e a tutta una serie di servizi appositi. Sia i gioielli che la macchina sono progetti nati per gioco, insieme con la fortuna di entrare in contatto con determinate persone. La galleria chiaramente rimane il punto centrale per un artista, ma allargandosi alcuni giri, aumentano anche le possibilità di esserci».
Oltre le gallerie di riferimento, in un appartamento nella centrale via dei Prefetti l’artista raccoglie e conserva il suo percorso artistico. «Una specie di museo Varuna dove ci sono molte cose a cui sono affezionato: le mie prime opere e delle foto, un luogo dove è possibile avere una visione del mio iter. Mi piace anche pensare che possa essere un posto dove incontrarsi con altri artisti e magari ideare una doppia personale. Mi affascina l’idea dello scambio e della collaborazione con altri creativi, vengo dall’esperienza berlinese dove c’è un ambiente artistico molto vivace e collaborativo, non c’è antagonismo e ci si incontra con piacere. Non ci sono barriere né generazionali né di genere, mi piacerebbe che questa situazione si ricreasse anche a Roma».
L’ARTISTA
Unico italiano alla Biennale di Shanghai
Nato a Roma il 28 luglio 1975, Elio Varuna vive e lavora a Roma e Berlino. Ha esposto in molte gallerie private in Italia e Germania e in diversi musei pubblici, tra cui una personale nel 2007 al Museo nazionale di Castel Sant’Angelo di Roma e nella collettiva “Apocalypse wow!” al Macro Future. Nel 2008 è stato scelto dal ministero per i Beni e le attività culturali per rappresentare la giovane arte italiana in occasione della “X settimana della cultura”. È stato l’unico artista italiano invitato al museo d’arte contemporanea di Shanghai nell’ambito della biennale 2009-2010 “Animamix, the new aesthetics of the 21st century”. Oltre all’attività pittorica, Varuna ottiene successo e critiche con un intenso lavoro di “sensibilizzazione all’arte” attraverso i suoi provocanti manifesti affissi in varie città del mondo. Convive con la curatrice Julie Kogler.