Un'intimità domestica

L’arte si avvicina spesso alla letteratura, sono parti dello stesso sogno. Casa La vita, a cura di Valerio Dehò, è un mostra presentata alla galleria La giarina di Verona, omaggio all’omonimo libro di Andrea De Chirico, in arte Alberto Savinio. Musicista, artista e scrittore oltre che fratello del celebre Giorgio, la sua raccolta, pubblicata nel 1943, affronta il tema dei ricordi, della casa come archetipo e si miscela con la scoperta della morte. Savinio come pittore ha sempre avuto una deriva surrealista, la sua metafisica che in certe opere affiora, tende al barocco. Il suo segno non è mai preciso ma ridondante. Come scrittore ha lasciato opere inclini al fantastico, all’immaginario incontrollabile.

La galleria nasce e cresce legata a Savinio, questa presentazione vuole infatti evidenziare l’inconscia ricerca di un’inscindibile unione, con una presentazione che anticipa l’anniversario del 2012 dei 25 anni della Giarina”. La mostra, mettendo insieme artisti di differenti generazioni, Enrico Baj, Ben Patterson, Ernesto Jannini e Silvano Tessarollo, trasforma lo spazio della galleria in un ambiente domestico, rompe la distanza dell’arte con il pubblico per vedere e ragionare attorno a uno dei temi fondamentali dell’esistenza, la casa, toccando problematiche ideologiche e fantastiche della visione nascosta nell’intimo più profondo.

Il progetto muta gli spazi in “casa-museo”, articolando l’esposizione in quattro luoghi dell’abitare e del vivere. Ben Patterson, celebre artista fluxus, ha realizzato un copriletto, inno alla coppia, in stoffa blu con tematiche riconducibili allo stile naïf, la coppia in piedi con tanto di attestato di matrimonio solidamente impegnato dal marito si erge in un ambiente floreale. Naturalmente c’è anche il letto, il talamo gestatore della famiglia, con le scritte “Wife” e “Husband” con le quali si intende sottolineare l’unione ma anche i ruoli, i limiti e le funzioni domestiche. Tessarollo dà una carica di temporalità rappresa nelle sue installazioni dedicate alle “salle de bain”, colori cupi, materia scabrosa del “fiberglass”, incrostazioni di colore che marcano l’abbandono, caricano questi luoghi di forte esistenzialità. Le opere di vibrano un disagio, una sensazione di irrequietezza.

Ernesto Jannini lavora da anni per legare l’estetica dell’hardware con la semplicità dei cibi e degli oggetti quotidiani. Un vincolo simbiotico con la stessa tecnologia che abbiamo creato e ritroviamo momento dopo momento, un veleno in piccole dosi che diventa droga, proprio perché la natura non è naturale ma è natura rappresentata. Un artista lontano dai precedenti per storia ma molto incline al paradosso e alla patafisica come Baj è presente con un lavoro del 1987, un gioco degli scacchi con immaginifiche pedine in un’ideale play room. L’opera diventa esattamente il “Gioco del Mondo”, titolo tra l’altro di un libro di Julio Cortazar, uno spazio limitato in cui si configurano i poteri e i simboli che reggono le sorti della terra. La formazione dada surrealista dell’artista è sempre stata improntata ad una vena di critica sociale, di raffigurazione del teatro del mondo attraverso i ruoli e i poteri forti che si giocano le redini della terra.

Fino al 31 gennaio 2012
Galleria La Giarina
interrato dell’Acqua Morta 82. Verona
Info: www.lagiarina.it

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