Il Quirinale dall'unità a oggi

La celebrazione dei 150 anni dall’unità nazionale si conclude con l’apertura ai cittadini di alcune sale del palazzo del Quirinale per una mostra che intende riesumare la memoria del patrimonio storico e artistico racchiuso nelle sue sale, partendo dal 1870 fino alla contemporaneità, o almeno così suggerisce il titolo dell’intera manifestazione.

Il Quirinale, dall’unità d’Italia ai giorni nostri nasce dalla curatela di Paola Carucci, soprintendente dell’archivio centrale dello stato fino al 2002, e Louis Godart, consigliere per la conservazione del patrimonio artistico del presidente della Repubblica, entrambe figure istituzionali e di forte rilievo già all’interno del palazzo stesso. Due i curatori, due i filoni che il percorso installativo intende affrontare: alla Carucci si deve l’importante lavoro di recupero del patrimonio d’archivio con l’accurata selezione dei documenti salienti in 150 anni di storia. Mentre a Godart va l’attenzione rivolta alla collezione artistica del Quirinale, con l’esposizione dei «capolavori emblematici della storia del palazzo».

L’intero allestimento, curato da Luca Ronconi, parte dal cortile d’onore per raggiungere la sala d’Ercole e quella del piano nobile, facendosi spazio tra i lustri dell’edificio e la vita di routine quotidiana al suo interno, che durante incontri o riunioni importanti si vedrà costretta a chiudere temporaneamente alcune sale della mostra. L’intento espositivo è stato per entrambi i curatori quello di distinguere la fase monarchica della nostra nazione da quella repubblicana, differenziando i periodi storici con titoli d’effetto sui pannelli trasparenti in esposizione, vera e propria vetrina documentaristica. A disposizione del pubblico come mentore d’attenzione, alcune fotocopie dei documenti in visione, timbrate e siglate nel retro con il titolo della mostra. Inutile dire che i primi momenti di apertura al pubblico le riproduzioni sono state le maggiori attrattiva per i più.

Tornando alla collezione artistica in mostra, il consigliere Louis Godart ha spiegato come a differenza degli anni papali siano pochi i capolavori acquistati tra il 1870 e il 1930 ed è soprattutto con il periodo repubblicano che le acquisizioni vengono smorzare ulteriormente: gli sforzi della nuova forma di potere sono dedicati a custodire la memoria di quello che è giunto, promuovendo ricerche storiche sul palazzo e favorendone il prestigio con concessioni di prestiti per mostre e eventi culturali esterni. In realtà neppure la contemporaneità è riuscita a entrare in queste sale maestose, soddisfacendo l’intento della mostra di arrivare sino ai giorni nostri solo per metà. Sono infatti presenti gli ultimi anni della presidenza di Ciampi e prima ancora le documentazioni di Scalfaro, ma il panorama artistico della collezione si ferma a Giacomo Balla. Forse è arrivato il momento di rinnovare anche questa parte del palazzo, essendo sale di grande prestigio e reale ricchezza storica nazionale. Sarebbe un peccato continuare a parlare al passato solo di passato.

Fino al 17 marzo 2012
Roma, palazzo del Quirinale