Negli ultimi tempi la splendida cornice di palazzo santa Chiara, a Roma, abbinata solitamente al teatro, si è spesso prestata a ospitare mostre di diverso tipo, e in questa serie di eventi si inserisce anche la mostra Interno 1, una retrospettiva che propone la produzione artistica di Paolo Bielli.
L’artista, nato a Roma nel 1963, dopo aver seguito un percorso di studi che termina con l’accademia di Belle arti, inizia una fervida attività espositiva che lo vede partecipare a diverse mostre personali e collettive. Durante la prima mostra reinterpreta alcune immagini pubblicitarie di prodotti di bellezza, dove le sensuali fattezze femminili rappresentate vengono trasformate con l’ausilio dipuntine, coltelli e colori, in immagini di turbamento, dolore e angoscia. Il fulcro della sua arte per anni sembrano essere i coltelli, tanto da meritarsi l’appellativo di “pittore killer”, per poi invece dirigersi verso la rappresentazione delle inquietudini che si celano dietro i paesaggi domestici.
La retrospettiva Interno 1 ha l’intento di presentare al pubblico dieci anni di carriera dell’artista, ripercorrendone le tappre principali, gli spunti e le idee. Si tratta di un viaggio in dieci anni di vita e ispirazione, durante il quale cambiano tematiche, stili e materiali. Stoffe pregiate si susseguono a capi di biancheria intima, racchiusi in cerchi di puntine e lame che poi invece non saranno più utilizzate, i colori si alternano, così come i temi, che spaziano dalla reinterpretazioni delle dinamiche familiari e sentimentali, sulle quali l’autore ironizza, fino ad arrivare alle ultime produzione, incentrate su tronchi d’albero tagliati, contorti e distorti, pronti però a una nuova fioritura.
La corrente a cui Bielli si ascrive è quella del neo pop, dove la lezione di Wharol è ancora presente con i suoi echi ma che si sviluppa in maniera più introspettiva e fortemente autobiografica. Vengono umanizzati e riportati a misura della persona elementi tipici del paesaggio urbano moderno, come pubblicità, architetture, design ma nelle opere di Bielli su tutti questi elementi domina un’allussione non troppo velata alla lacerazione, espressa sotto forma di menomazione o di taglio, che sfocia nel feticismo. Anche dove non esplicitamente presenti richiami come lame e punte acuminate, lo stesso oggetto rappresentato si intuisce menomato e mancante, ma è proprio da questa incompletezza che prende vita la poetica dell’arte.
Fino al 7 dicembre
Palazzo Santa Chiara
piazza Santa Chiara 14, Roma
Info: 066875579; www.palazzosantachiara.it