Kana Ohtsuki è poco più di una ragazza. Nata a Kyoto nel 1984, dove tutt’ora vive, ha conseguito la laurea alla Seian university of art and design nel 2006 ed è un’illustratrice “free lance”. Le principali protagoniste delle sue opere – esposte per tutto l’autunno al Neutron gallery di Tokyo – sono giovani come lei, delicate e fragili immagini dai colori pastello. Potremmo dire impotenti di fronte alla catastrofe che l’11 marzo scorso colpiva e piegava il GIappone.
Kana Ohtsuki racconta che prima del terribile evento aveva perso quegli obiettivi nei quali riporre le proprie speranze per il futuro. Un giorno invece, subito dopo la tragedia, quando la luce elettrica mancava, i cellulari non prendevano il segnale e non era possibile inviare email, guardando un vetro bianco latte, trovò una speranza. Questo vetro bianco lasciava entrare uniformemente la luce esterna, come lo strato di ozono che riduce i raggi ultravioletti, e che è condivisibile da tutti, in ogni parte del Giappone e del mondo, superando le barriere che le infrastrutture umane, ormai inutilizzabili, avevano creato. Una nuova forma di “social network”, creata dallo strato di ozono e dall’ossigeno, in grado di unire tutti gli esseri viventi. Raggiunge quindi la conclusione che la speranza non è un qualcosa che si trova, ma che va creata con le proprie mani. Con lo scopo di riavere indietro tutto ciò che si è perduto nel disastro, e di proseguire guardando avanti, al futuro, è necessario che ognuno ricrei con le proprie mani la società e le strutture che la sorreggono. “Io mi impegnerò in questo con i miei disegni”, e con questa determinazione si mette alacremente al lavoro, realizzando opere nelle quali le giovani in divisa scolastica, che richiamano all’estetica dei manga, sono unite ad immagini oniriche e sospese nel tempo, di esplosioni e vortici, attimi imprigionati nel momento del divenire, e che è difficile non associare con le immagini della devastazione dello tsunami.
L’artista presenta al pubblico circa 40 opere, in diversi formati, dove le principali protagoniste sono le ragazze che «con la loro voglia di vivere e la forza delle proprie preghiere per il futuro, evocano una forte immagine di maternità. Qualunque cosa accada, le ragazze guardano ai fatti così come sono, accettandoli e convivendo con essi, sperando pazientemente nel futuro». Un richiamo quindi alla forza e al coraggio, una voce che sprona ad andare avanti e a superare le difficoltà, sperando tenacemente in un futuro che si costruisce giorno dopo giorno con la propria forza e i proprio desideri, un segnale lanciato da quelle fanciulle che sono molto meno fragili di quanto l’estetica lasci supporre.