Carri allegorici, stelle filanti e maschere sgargianti. Niente di più distante dal tradizionale carnevale che si celebra nella Barbagia nuorese, da Mamoiada a Lula. Una festa arcaica che trae linfa dai riti dionisiaci, alla quale i fotografi Simona Ottolenghi e Roberto Gabriele hanno dedicato il libro “Harrasehare de Mamujada” (Lulu, 62 pagine, 22 euro). Un intenso viaggio tra le maschere che sfilano nelle strade di piccoli comuni poco distanti da Nuoro.
«Il carnevale di Lula è unico al mondo e per fortuna ancora sconosciuto al grande pubblico perché è un carnevale povero, fatto dagli abitanti del posto per loro stessi e senza lucro; ma eventuali ospiti sono ben graditi», spiega Gabriele nel volume con prefazione di Luca Campagna. Il fotografo entra nello specifico. «La figura principale è Su Battileddu, un uomo con la faccia annerita e con le corna di montone tra le quali viene legato un omaso di bue, un sacco contenente la parte della trippa dal sapore più delicato, che veste un vello di pecora nera e porta delle interiora riempite di sangue e vino appese in vita». Quindi la scrupolosa descrizione dei personaggi principali che circondano Su Battileddu. «Si tratta di Sas Gattias, uomini con abiti da donne che rappresentano le vedove, anch’essi anneriti in volto, che si disperano per la morte dei loro mariti agitando un bambolotto in segno di dolore», continua Gabriele, spostando l’attenzione sui Sos Massaios, «che portano Su Battileddu al laccio a sfilare nelle vie del paese mentre lo percuotono con calci e frustate».
Dunque la celebrazione del dominio dell’uomo sull’animale, dell’intelligenza sulla fisicità, della razionalità sull’istinto. «Alla fine della rappresentazione Su Battileddu viene ucciso e portato su un carro trainato dai buoi e dominato dai Massaios», conclude Gabriele. Finzione scenica, certo, ma anche delirante realtà da vivere almeno una volta nella vita.
Info: www.lulu.com