L'ibridazione della Carboni

La giovane galleria Vault di Prato ospita In silenzio, mostra personale di Gaia Carboni (Torino, 1980, vive e lavora tra Faenza e Berlino). L’opera della Carboni si esplica nello studio dell’ibridazione del mondo naturale con l’intervento dell’uomo; una ricerca improntata sulla riproduzione minuziosa e ossessiva della natura vegetale e sulla geometria di determinati oggetti, sperimentando supporti e strumenti sempre nuovi, con cui declinare i suoi soggetti verso una forma sempre più visionaria e metafisica, non abbandonando però la loro radice vegetale.

L’artista gioca sull’effetto “optical” ma soprattutto mimetico che si viene a creare intrecciando motivi esornativi di natura tessile e vegetale in una sovrapposizione disturbante di geometrie; oppure su prospettive forzate e accentuate che tendono ad astrarre dal soggetto un oggetto iperrealistico, permettendo la mimetizzazione di quest’ultimo. In silenzio offre uno sguardo sull’ultima serie di lavori dell’artista che, in modo pur sempre coerente con la sua passata produzione artistica, si rivolge a nuovi strumenti espressivi e a nuove tecniche pur rimanendo sostanzialmente fedele all’uso del disegno che assume in questo caso un ruolo unificatore per la creatività dell’artista che cerca di indagare attraverso di esso il naturale e l’artificiale, esprimendoli in forme immobili e al tempo stesso in fuga. Le forme elaborate assumono valenza autonoma e, aldilà della loro indagine, si fanno fini a sé stesse. I soggetti rappresentati, denudati in parte da quei dettagli riconducibili alla loro fonte d’origine, prevalentemente vegetale, vengono portati costantemente al limite tra riconoscibilità e fraintendimento e, facendo eco a paesaggi urbani, acquisiscono un proprio volume diventando vere e quanto piu’ vaghe strutture architettoniche.

L’ambiguità si ripresenta anche nella scala del soggetto raffigurato poiché il microscopico si fa in breve macro e viceversa. La scultura e l’architettura, il paesaggio naturale e quello urbano, l’organico e la geometria si alternano dunque incessantemente in un gioco di polarità primordiali. Tali presenze attraverso il disegno vengono costrette in un unico spazio rarefatto e calcolato mentre attraverso la scultura si definiscono in un fragile equilibrio di strati materici incerti, ma tutte comunque restano accomunate dallo stesso punto di fuga, l’infinito.

Fino al 30 novembre
Vault-Galleria d’arte
via Genova 17/15, Prato
Info: www.spaziovault.com

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