Dal 2005 alla direzione del museo Madre di Napoli, Eduardo Cicelyn ha dovuto affrontare non poche difficoltà. La costante mancanza di fondi ha più volte messo in crisi l’attività del museo partenopeo che però, caparbiamente, è andato avanti. Lo stesso Cicelyn, nel giorno dell’inaugurazione dell’evento dedicato all’arte povera, spiega le sue ragioni.
Il suo è un incarico difficile: direttore di un grande museo sempre sull’orlo della chiusura. Quale la situazione attuale?
«Attraversiamo una crisi economica e finanziaria importante. C’è una specificità Museo Madre, ma non si può non osservare che la difficile, spesso drammatica situazione dei beni culturali a Napoli e in Italia rappresenti un male diffuso. Il compito di chi dirige un museo per l’arte contemporanea è anche quello di interpretare le ragioni strutturali della crisi per offrirne un’interpretazione non solo localistica e rivendicativa. Abbiamo lavorato negli ultimi 18 mesi a un significativo taglio dei servizi e alla ridefinizione di una programmazione sostenibile nel quadro di un budget ridotto di oltre il 60%. Ma non abbiamo mai rinunciato a far sentire la nostra presenza con mostre ed eventi di sensibile spessore»
Arriva, nonostante la crisi, la mostra sull’arte povera.
«La mostra Arte povera più azioni povere viene inaugurata l’11 novembre nella chiesa Donnaregina (fino al 20 febbraio 2012, ndr) e rappresenta il primo progetto realizzato con fondi regionali (europei) dopo l’antologica di Franz West della primavera 2010. Va infatti ricordato che tutte le attività espositive dall’autunno 2010 a oggi sono state autoprodottte o finanziate con risorse provenienti da sponsorizzazioni private».
Quali saranno gli eventi del prossimo anno?
«Sono in calendario, dopo l’Arte povera, una grande antologica dedicata a Fausto Melotti, che aprirà il 16 dicembre. Pochi giorni fa abbiamo inaugurato una mostra di Salvatore Vitagliano e il prossimo 19 novembre vedremo finalmente al Madre anche i nuovi lavori di Armando De Stefano. Riprende a dicembre anche l’attività della project room a cura di Adriana Rispoli ed Eugenio Viola».
Le difficoltà del Madre sono solo economiche o c’è dell’altro?
«Credo che all’origine delle difficoltà economiche ci sia stata una valutazione politica nei confronti del Madre e della sua dirigenza. Spero e mi auguro che certi furori ideologici si plachino e che si giunga all’ovvia constatazione che il ceto politico deve guadagnarsi con motivazioni serie e argomentate il diritto di interferire nella gestione di un museo. Come ho spesso dichiarato in pubblico, non smetterò di sottolineare che l’attuale dirigenza del Madre è quella che lo ha progettato e realizzato. E se si considera questo museo un luogo finalmente moderno e prestigioso della città, si ha il dovere morale e politico di riconoscere il merito di chi l’ha condotto sin qui, comprendendo una volta per tutte che l’identità di un’istituzione culturale nata solo sette anni fa è inevitabilmente intrecciata al profilo di chi l’ha costruita dal nulla giorno dopo giorno. Se invece si ritiene che il museo d’arte contemporanea napoletano non sia stato realizzato all’altezza delle aspettative e che sia stato mal diretto finora, chi ne ha la responsabilità ha il dovere di illustrare pubblicamente le sue obiezioni, che devono essere chiare e oggettive, e di sostituire i dirigenti di cui non si è apprezzato il lavoro. Per inciso e a scanso di equivoci, va sempre ricordato che in Italia, giuridicamente, non esistono dirigenti inamovibili. Quando sarò licenziato, non avrò il diritto di chiedere e men che mai di ottenere il reintegro nel mio attuale posto di lavoro».
La nuova amministrazione si è mossa per migliorare le cose?
«Il 10 agosto scorso è stato cambiato lo statuto della fondazione che guida il museo. Ora, dicono, i privati potranno far confluire fondi nuovi nella gestione del Madre. È stato nominato un cda che non è più presieduto da un assessore regionale. Siamo in attesa della formazione di un nuovo comitato scientifico. Non è ancora chiaro che cosa succederà nei prossimi mesi. E’ difficile per me rispondere obiettivamente a questa domanda. Finora la nuova amministrazione regionale è sembrata più propensa a distruggere che a costruire. Ma, negli ultimi tempi, si nota un’inversione di prospettiva che lascia sperare. E la speranza, com’è noto, è l’ultima a morire».
Info: www.museomadre.it