L'onirismo di White

«Un artista che dipinge come se guidasse una cinepresa, gestendo i piani e le inquadrature a suo piacimento, condensando l’essenza di un film nel perimetro racchiuso di un frame». A parlare in questi termini di Eric White, natio del Michigan che oggi vive e lavora a Brooklyn, è Julie Kogler, curatrice della prima personale in Italia dell’artista statunitense.

Ospitata dalla galleria milanese Antonio Colombo fino al 19 novembre, “Automatic” consente al pubblico di approfondire la conoscenza con uno dei principali pionieri del realismo onirico, White, che prendendo spunto dalla cultura cinematografica prebellica è in grado di creare visioni psichedeliche in rimando all’immaginario del sogno americano. Per la sua personale meneghina l’artista ha realizzato una serie di dipinti – come quelli a olio, accompagnati da alcuni disegni e serigrafie – che inquadrano interni di autovetture d’epoca, ripresi da bizzarre angolazioni e abitati da interpreti hollywoodiani degli anni Quaranta e Cinquanta.

«L’opera “1957 Peugeot 403” incornicia l’omonima automobile che ospita al suo interno due dei protagonisti della pellicola di Roman Polanski “Knife in the water”», spiega Kogler, aggiungendo che in questo caso «White moltiplica le figure riprendendole da più punti di vista alla guida della loro auto, poco prima del fatidico incontro con la terza persona che scuoterà il loro rapporto». Dunque l’artista riesce a tracciare un’esile membrana che scinde la realtà dall’onirico, lungo un percorso dove si alternano incontri, sensazioni e stravaganze. Al contempo l’obiettivo di White è quello di analizzare, seguendo una personalissima ottica pittorica, le mutazioni umorali dei suoi personaggi, con un occhio di riguardo per le star femminili, «che nell’artista s’incarnano in donne perfette quasi come icone religiose, ma trasformate in soggetti di un moderno voyeurismo con predilezione per un grande fratello dell’assurdo», conclude la curatrice.

Info: www.colomboarte.com