Gli animali di Vitaloni

Animali selvaggi dalle espressioni incredibili riempiono la splendida Casina del curato, cornice d’eccezione in cui Michele Vitaloni (Milano, 1967) torna a esporre a Roma con la mostra “Wilderness”, fino al 5 novembre. «Da dieci anni circa — racconta l’artista — sono riuscito a conciliare le mie due principali passioni: l’arte e la natura». La sensazione che pervade lo spettatore è di trovarsi dinnanzi non solo belve pronte a lanciarsi tra la folla ma fiere trasformate in idoli, monumenti sacri, divinità di un tempo perduto. L’entrata dell’esposizione è di forte impatto, il rinoceronte in pasta lignea cui Vitaloni ha lavorato nell’ultimo anno domina la scena e costringe il visitatore a un ingresso in punta di piedi, almeno fino alla prima sala.

Ad accogliere il pubblico statue in legno e argilla, bassorilievi, oli su tela e persino gioielli, riflettono l’esplosione iperrealista dello scultore milanese, che si è ritrovato ad affinare le tecniche artistiche col passare del tempo. «Ho cominciato con il legno, materiale semplice da plasmare e sono passato all’argilla, che ha una migliore resa formale, per infine approdare alla pasta lignea — dice Vitaloni davanti ad un enorme busto di leone africano — le sagome in polistirolo che invece si trovano nel giardino della Casina sono “fantasmini”: creano l’anticamera della mostra e allo stesso tempo denunciano uno dei principali drammi contemporanei, l’estinzione di alcune specie rare, oggi fortunatamente protette».

Non a caso ha collaborato e collabora tuttora con il Wwf e Fulco Pratesi (presidente onorario Wwf Italia) ne elogia l’impegno e la passione nel rendere «gli animali selvatici nella loro superba bellezza».  Così leoni, zebre, ippopotami, pellicani, tartarughe marine, uova di uccelli acquatici e primati si susseguono di sala in sala, sino ad arrivare nel solaio, che ospita un documentario sul lavoro dell’artista. Un crescendo musicale a tratti solenne accompagna in video la ricerca di Vitaloni, dall’osservazione degli animali nel loro habitat sino alla lavorazione pratica delle opere in atelier. Un messaggio d’amore e rispetto nei confronti di ogni genere di creatura da parte di un esperto naturalista, che ha trovato nell’arte il canale comunicativo adatto a muovere le più eterogenee sensibilità. Basta fermarsi e guardare gli occhi del leopardo. Provare per credere.

Fino al 5 novembre
Casina del Curato
Associazione culturale Circolo della Pipa
via Jacovacci 25, Roma
Info: 063215227; www.circolodellapipa.it

foto Manuela Giusto

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