La natura e la storia dell’arte sono le due principali fonti d’ispirazione di Carlo Mattioli a cui è dedicata la retrospettiva Una luce d’ombra alla Città del Vaticano a Roma, nel Braccio di Carlo Magno. Artista di Parma che lascia la vita nel 1994, esce fuori dalla dialettica fra figurativo e astratto, senza mai adagiarsi in una specifica collocazione artistica e passando in rassegna correnti, stili e personalità come il Romanico padano, il manierismo, Rembrandt e Goya, Fautrier e l’Espressionismo tedesco.
La mostra, coordinata da Giovanni Morello e curata da Maurizio Calvesi, Antonio Paolucci, Antonio Natali, Gloria Bianchino, Augusta Monferini, Anna Zaniboni Mattioli, Marcella Mattioli e Micol Forti si impernia sull’opera di Mattioli, un’opera prettamente pittorica. Gli anni Sessanta sono lo spartiacque fra una produzione più grafica e la strada per la pittura, all’interno della quale l’artista spazia a 360 gradi fra varie tecniche e supporti come tele, tavole e carte.
Il suo è un lavoro per cicli. Dapprima si cimenta con nature morte, nudi e ritratti poi si dedica al paesaggio. Partecipa varie volte alla Biennale di Venezia, dal ’48 al ’56, e espone in Italia e all’estero. La sua prima personale risale al ’43 nella galleria del Fiore di Firenze grazie a Ottone Rosai. Un’altra caratteristica del suo lavoro è il dialogo con la letteratura e soprattutto con la poesia, dialogo che inizia quando giovanissimo conosce altrettanto giovani intellettuali come Mario Luzi, Oreste Macrì, Attilio Bertolucci, Ugo Guanda. Proprio Mario Luzi dedicò queste parole all’amico pittore: «Dove mi porti mia arte?/In che remoto/ deserto territorio / a un tratto mi sbalestri?».
Fino 13 novembre
Città del Vaticano, Braccio di Carlo Magno
Info: 0668193064; www.artifexsrl.com