A Torino la galleria Del ponte e la fondazione Bottari Lattes celebrano la figura di Mario Lattes nel decennale della scomparsa presentando i lavori pittorici di un grande uomo di cultura del secolo scorso. Filosofo, storico, appassionato d’arte, è stato traduttore per gli Alleati durante il Secondo conflitto mondiale, durante il quale è stato costretto ad abbandonare la sua città per sfuggire alle leggi razziali. Terminata la guerra Lattes ha rilevato la casa editrice di famiglia e fondato una rivista letteraria di grande spessore culturale, Galleria arti e lettere, poi pubblicata con il più filosofico titolo Questioni. Organizzatore di esposizioni e serate culturali, in un’epoca in cui non si parlava ancora di eventi quanto di eleganti salotti, è stato scrittore, corrispondente per riviste e quotidiani e pittore. È proprio su quest’ultima attività che si concentra l’esposizione inaugurata il 21 settembre scorso.
Mario Lattes. Frammenti di identità è il calzante titolo scelto dai curatori, Vincenzo Gatti e Stefano Testa, per raccontare attraverso una quarantina di opere disposte in ordine cronologico l’avventura di una vita dedicata alla cultura nelle sue molteplici forme. Artista, curatore, organizzatore e soprattutto fruitore, Lattes è stato lettore onnivoro, studioso attento e personaggio immerso completamente nella vita culturale nazionale, dalla quale però spesso si discostò, incapace di aderire passivamente alle mode del momento e ai gusti prestabiliti. La sua originalità personale e pittorica portò i suoi dipinti nelle maggiori città italiane (Roma, Milano, Firenze, Torino) fino alla Biennale di Venezia, alla quale partecipò in due edizioni.
Nei suoi dipinti Lattes è crepuscolare e raffinato, malinconico ma mai pesante. Ha sperimentato in maniera personalissima dapprima l’espressionismo e l’astrattismo, per concedersi parentesi surrealiste nelle quali il colore e i contrasti sono il centro di un’indagine estetica che ha per oggetto l’esistenza e il suo dolore, rarefatto, puro, pervadente. Negli oli, negli acquerelli, nelle acqueforti ombre e luci compongono un’umanità amara ma non penosa, dolente ma non rassegnata, la cui dignità è al centro della tela. I dipinti propongono l’umorismo sarcastico e pessimista che caratterizzò la vita di un uomo solitario, che indagò il dolore dell’esistenza e rivendicò con ogni mezzo la libertà d’espressione e d’azione.
Fino al 12 novembre
Galleria del Ponte, corso Moncalieri 3, Torino
Info: www.galleriadelponte.it