«Non suoni “black metal” se non sei un guerriero», afferma l’inquietante leader dei Gorgoroth, Gaahl – vero nome Kristian Eivind Espedal – nel documentario “True norwegian black metal”. Lo stesso titolo del volume fotografico realizzato da Peter Beste (con didascalia “We turn in the night consumed by fire”), edito da Johan Kugelberg, che presenta lungo 160 pagine la scena musicale estrema della Norvegia.
Recentemente scosso dal massacro compiuto da Andres Breivik (77 vittime tra la capitale Oslo e l’isola di Utoeya), questo paese sembra coltivare il seme del contrasto. «Certamente la Norvegia è una terra conflittuale e questa caratteristica è tra i suoi aspetti più affascinanti. Il “black metal” è solo uno dei tanti esempi». A parlare è Dario Bartoli, laureato in lingue e letterature scandinave, da alcuni anni guida turistica per gruppi di italiani, spagnoli e americani in Norvegia e appassionato del genere. Nel volume “True norwegian black metal” i protagonisti sono band del posto, dai sopra citati Gorgoroth (dodici album all’attivo fra lavori in studio, raccolte e live) agli Immortal (nel 1999 l’ex batterista del gruppo Erik “Grim” Broedreskift fu ucciso da un’overdose) fino ai Mayhem (il cui cantante, Per Yngve Ohlin detto “Dead”, morì suicida l’8 aprile del 1991, mentre due anni dopo il chitarrista e fondatore del gruppo Oeystein Aarseth, conosciuto come Euronymous, fu assassinato dal cantautore Varg “Burzum” Vikernes).
Lunghe scie di sangue ma anche di incendi appiccati alle chiese cristiane sia da musicisti affermati sia da fan ed emuli; un mondo che Beste non intende giudicare, cogliendo i suoi soggetti borchiati e truccati di bianco e nero nelle dimensioni più disparate: dai concerti estremi alle passeggiate nei boschi, dalle pose in pieno centro cittadino (con un occhio di riguardo per Bergen) vicino a incuriositi anziani con le buste della spesa a stralci di vita casalinga. «Da questo libro si comprende molto del mondo black metal, anche se penso che il vero spirito dei protagonisti sia in un altro; fra i musicisti più famosi nell’ambito, quelli che credono realmente in quello che cantano – satanismo, occultismo, misantropia, odio – sono pochissimi», prosegue Bartoli. Dunque una moda musicale destinata prima o poi a scomparire? «Neanche per idea, non si tratta di una moda. In Norvegia il fenomeno “black metal” è un’istituzione ed è ormai entrato a far parte del patrimonio culturale della nazione. Sicuramente dopo il petrolio, l’energia, il pesce ed il turismo rappresenta una delle risorse del paese», conclude.
Info: www.peterbeste.com