Dalla figurazione all’astrazione, fino al minimalismo concettuale degli anni Settanta, Carlo Ciussi, classe 1930, si lascia influenzare dalla vita artistica che lo circonda, per poi trovare un’espressione pittorica propria. Vicino a Vedova nell’infanzia veneziana e invitato da Afro più tardi alla XXXII Biennale di Venezia, correva il 1964 e la grande mostra di Casa Cavazzini ai Musei civici di Udine comincia proprio da lì.
A cura di Luca Massimo Barbero, la retrospettiva ripercorre una grandissima parte della vita artistica di Ciussi, per raggiungerlo nella sua contemporaneità di pittore, in cui la geometria audace dei suoi riquadri aveva già trovato un posto nel complesso nel Castel Pergine di Trento lo scorso anno. «Non so perché li faccio, vengono fuori dalla testa» aveva dichiarato l’artista in un’intervista, ed è proprio dalla testa che le sue forme si sono articolate per concorrere nell’epoca con quelle statiche di Alan Charlton, o con quelle psichedeliche di Francois Morrellet per continuare con la dinamicità lineare di Mario Nigro.
Compagni di mostre e di percorsi, ognuno di questi artisti entra anche solo idealmente nelle pratiche di Ciussi, che Casa Cavazzini accoglie in tutta la sua complessità. Suddivisa in più sezioni, la mostra si apre proprio dai lavori degli ultimi anni, privilegiando due opere di grande formato in cui appare decisiva la scelta di forme angolari: il quadrato e il rettangolo si intervallano nello spazio circoscritto della tela, giocando ad una partitura di ruoli in cui ormai vige solo “la testa”. L’emozione si lancia nei colori e quando la forma perde di autorevolezza sono gli anni Ottanta e Ciussi ha già vissuto la Biennale per raggiungere l’astrattismo. Con Struttura a cinque elementi, opera tridimensionale del 1996, cinque pannelli alti due metri e lunghi sette, tengono insieme lo slancio “segnico” dell’artista, concatenatiti a cerniera, simulano un movimento a tre dimensione che sembra rispondere al linguaggio cromatico della pittura geometrica di anni prima. Il contatto con il ferro non poteva mancare e nel cortile interno due sculture di oltre 5 metri proseguono il discorso dinamico della tridimensionalità, giocando con le forme come con il suono astratto dei suoi colori: «La loro stessa presenza vive di pause e interruzioni, silenzi e discontinuità, parallelismi e scarti, in cui si muove e articola la spazialità della coscienza», scrive Francesca Pola che contribuisce alla mostra curando la parte più architettonica del percorso artistico di Ciussi.
Fino al 2 ottobre
Musei civici di Udine
Casa Cavazzini, via Cavour 14, Udine
Info: 0432 271591