Lo spazio nello spazio

Jaša è l’artista selezionato dalla galleria Jerome Zodo contemporary per dare il via a un nuovo progetto curatoriale, “Project room”. Un intero spazio in via Lambro a Milano dove i nuovi creativi della scena emergente contemporanea possono dare sfogo alla propria arte esaltandone anche la funzionalità sociale, grazie alla promozione di nuovi stili creativi. La galleria garantisce la divulgazione dell'”input” artistico spesso soffocato dalla ricerca spasmodica di realtà già viste e rielaborate.

Il nuovo progetto è dunque espressamente rivolto alla scena emergente e inedita contemporanea. Con Jaša la scelta ha abbracciato sia una ricerca nazionale che estera. Nato a Lubiana, in Slovenia, nel 1978, vive e lavora tra Milano, Venezia e la sua città natale. In questi ultimi anni ha ricevuto due riconoscimenti artistici dal ministero della Cultura sloveno. Alcune tra le sue mostre personali ne denotano già uno spessore artistico rilevante come “Dolphin’s dream” a Milano, “The lovest” al Museum of modern art di Lubiana e ancora “Review-preview” alla Ganes Pratt gallery sempre nella capitale slovena o “Acting out”, alla galleria L’occhio di Venezia. Anche la fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia ha dato spazio al giovane artista con la mostra Quattro giornate di Berlino.

In questa esposizione, intitolata “Bloom“, Jaša immagina e realizza un salotto all’interno dello spazio, una sala nella sala per conferire alla stessa struttura un duplice valore che va ricercato nelle metaforica residenza artistica del suo creatore. Pareti volutamente deformate e apparecchiate con intricate decorazioni conferiscono all’intera installazione una forte valenza espressiva. Una scultura di vita. La porta basculante del garage rimane aperta alla strada per regalare l’idea di evasione e richiamo allo stesso tempo. Come ha dichiarato lo stesso artista, «mi ha sempre affascinato quello che gli spazi piccoli e chiusi possono fare a un individuo o ad un gruppo di individui, ed è qui che mi viene in mente l’opera teatrale “Huis clos”, A porte chiuse, di Jean-Paul Sartre. L’autoconsapevolezza ha bisogno dell’Altro per provare la propria esistenza. Ha un desiderio masochista di essere limitata, cioè limitata dalla consapevolezza riflessiva di un altro soggetto».

Inoltre, nella scacchiera artista della 54esima Biennale di Venezia, c’è anche Jaša. È uno dei 200 artisti più promettenti usciti dalle accademie di Belle arti italiane negli ultimi 10 anni. La sua installazione è infatti presente alla mostra collettiva lagunare alle Tese di San Cristoforo. La scelta accattivante del nome, “I can give you 2 hours (of my time) but can not give you 5 minutes”,  chiarisce il carattere diretto e selettivo dell’artista. L’opera sa ambiguamente legarsi sia alla città che la ospita che al luogo dove è stata collocata, eppure sembra schiaffeggiare l’ambiente che la stringe in una morsa dalla quale tenta di evadere. Statica ma dinamica. Una forte ricerca nella scelta delle caratteristiche cromatiche e armoniche che ne delineano l’energia espressiva. Scappa incatenata al pavimento dove lo stesso artista le ha dato vita. Un mondo che cresce in un altro sistema già esistente. Jaša che crea Jaša.

Fino al 10 settembre
Jerome Zodo contemporary
via Lambro 7 (ang. Via Melzo), Milano
Info: 0220241935; www.jerome-zodo.com

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