La sua è un’arte che richiama, in larga misura, le espressioni di Alexander Calder, con un’eccezione: le "macchine" di Johannes Dimpflmeier sono sculture in perenne movimento. Tedesco di origini ma italiano di nascita, lo scultore che indaga il movimento e il gioco di luci e ombre sbarca alla Cascina di Capodimonte, in provincia di Viterbo, con la mostra "Ploetzlich wieder" (All’improvviso). Esposti quadri luminosi, tele meccanicamente "animate", video-collage e opere interattive oltre che sonore per un viaggio e una ricerca che si muovono tra opposti: dal "dentro" al "fuori", dal reale all’onirico. Cos’è l’arte? «Non lo so, la devo fare», così Dimpflmeier giustifica le sue opere che non vogliono essere veicoli di significati chiusi, ma strumenti attraverso i quali gli spettatori possono trarre la propria personale interpretazione. Vedendola da fuori la sua arte è figlia di un’impulso creativo irrefrenabile che parte innanzi tutto dall’idea tecnica. Le sue opere mostrano la forte conoscenza che l’autore ha dei procedimenti meccanici, i quali rappresentano la differenziale nei suoi racconti. Come un alchimista plasma la materia grezza e la erige a oggetto, suono ed opera. Macchine "vive", piccole sculture girevoli, quadri, personaggi animati da congegni elettronici: un mondo che corre sul filo del gioco e del sogno. Quel che rimane, e che è sempre presente, è il leggero fruscio che ogni lavoro conserva in sé. Nella poetica dell’artista, questo rumore corrisponde al caos, la culla della sua creatività.
La mostra "Ploetzlich wieder", curata da Iole Fiorenzato, è stata organizzata con il patrocinio del comune di Capodimonte e in collaborazione con l’associazione culturale la Porticella. Aperta al pubblico fino al 22 settembre. Cascina di Capodimonte, via della Cascina, Capodimonte (Viterbo). Info: 3385782557; 3384096308; 3332207340; [email protected].
Con l’intervista all’artista di Maurizio Zuccari
e la descrizione, opera per opera, della mostra
riprese e montaggio Camilla Mozzetti
foto Manuela Giusto