Le icone di Erwitt

ìNumerosi dei suoi scatti sono divenuti simboli del Novecento, come quelli della star Marilyn Monroe e dell’ex presidente statunitense Richard Nixon ma un ruolo decisivo lo ha avuto anche la serie di fotografica sugli incontri tra i cani e i rispettivi padroni. Per non parlare del volume dedicato al pubblico museale dal titolo “Museum watching”, dal quale si evince tutta la sua intelligenza nell’indagare a fondo la relazione tra opera d’arte e spettatore.

Alla costante ricerca di nuove sfide professionali, Elliott Erwitt, classe 1928, è al centro di una retrospettiva alla Merano arte (provincia di Bolzano) che ne ripercorre la carriera di reporter e artista. In esposizione 40 immagini, selezionate tra i suoi lavori più noti, tutte stampate dallo stesso Erwitt nel suo studio newyorkese. A cura di Valerio Dehò e visitabile fino al 25 settembre, “Icons” omaggia il fotografo francese di nascita ma statunitense d’adozione – all’età di 11 anni si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti – autore di libri, saggi giornalistici, illustrazioni e campagne pubblicitarie.

Regista di documentari a partire dagli anni Settanta (tra i suoli lavori ricordiamo “Beauty knows no pain” e “Red white and blue glass”, datati rispettivamente 1971 e 1973) e produttore di numerose commedie satiriche per la tv negli anni Ottanta, il giovane Erwitt viene invitato da Robert Capa a unirsi a Magnum photos, una delle più importanti agenzie fotografiche del mondo, per diventarne presidente all’età di quarant’anni. Degno di menzione è il suo rapporto con l’Italia (durante l’infanzia ha vissuto anche a Milano): nel 2000 Erwitt ha realizzato un calendario per la Lavazza e ventiquattro mesi dopo ha tenuto un’antologica allo spazio Obedan del capoluogo lombardo. Due anni fa ha ritirato il prestigioso “Leica Lucca digital photo festival award”. L’ennesimo riconoscimento a una carriera di instancabile professionista.

Info: www.kunstmeranoarte.org.