I giganti di Rabarama

Arriva a Firenze un esercito di giganti in bronzo e in marmo. Arriva un torrido giorno di luglio, e si impossessa del territorio, adagiandosi tra piazza Pitti, giardino di Boboli, le Scuderie reali di Porta romana e il Complesso delle Pagliere.

Con un’esposizione diffusa, i giganti della scultrice Rabarama, al secolo Paola Epifani, sbarcano nella città toscana, e lì resterranno, misteriosi e immobili, fino al 30 settembre. Ma prima di loro, è arrivato un sottile vento di polemica, che ha soffiato beffardo dai lidi dell’assessorato alla Cultura del comune. Giuliano Da Empoli, assessore in questione, ha bollato infatti le macro sculture come «marchette», raccomandazioni telefoniche di amici di amici.

Di diverso avviso, ovviamente, Luca Beatrice, il curatore della mostra dal titolo Anticonforme e organizzata da Vecchiato art Galleries, che scrive: «Derivando i suoi canoni formali dalla scultura classica del XX secolo, fatti risiedere nel romanticismo di Rodin fino alle forme più sintetiche di Marino Marini, Rabarama sceglie la figurazione per meditare un concettuale rivisitato alla luce della forma conclusa, il corpo modellato inteso come pelle su cui incidere le contraddizioni dell’uomo svuotato e omologato, in crisi con il suo stesso esistere, colui che abita l’universo contemporaneo… I corpi fisici diventano corpi d’arte. Rabarama costruisce un nuovo ponte tra perfomance e scultura, invadendo la seconda dei valori della prima».

La scultrice – ospite anche al padiglione Italia alla 54esima Biennale di Venezia con l’opera Abban-dono, una mastodontica scultura in marmo bianco di Carrara – trova nel grande formato la sua cifra stilistica: giganti ipnotizzanti, metafisici, i personaggi di Rabarama, spingono a guardare all’io, e a quel qualcosa di primordiale di cui serbiamo inconsapevoli ricordi. C’è qualcosa di antico in ciascuno di loro, di antico come l’uomo o come la pietra di cui sono fatti. Nelle intenzioni dell’artista – e stando alla traduzione dal sanscrito di Rabarama, “segni divini” – la rete di geroglifici e di segni che ricopre le sculture, rispecchia le combinazioni e i mille labirinti mentali in cui si materializza la multiforme complessità dell’io.

Fino al 30 settembre
sedi varie, Firenze
Info: www.rabarama.com