Il primo strappo nasce come atto conservativo. Si dice che “si strappa un affresco” quando, per salvare l’opera dall’azione devastante del tempo e degli agenti atmosferici, la pittura viene trasferita dal suo supporto naturale, il muro, alla tela e poi posta su tavola. Ma alla mostra Muri strappati, allestita nella sala delle Colonne del palazzo comunale di Pontassieve (Firenze), l’artista non si accontenta di uno strappo solo: Giampaolo Talani va oltre, e affida al secondo e al terzo strappo l’ingrediente dell’ imprevedibilità. Sono strappi eseguiti su sue opere originali, e non è più lo scopo conservativo, dunque, che spinge il pittore toscano a eseguire gli strappi, bensì una ricerca artistica, il confronto diretto con la materia, con le asperità del supporto, con l’imprevedibilità degli esiti. Ogni volta differenti, per forza di cose irripetibili.
«Gli strappi successivi al primo – spiega il maestro Talani, che già nel 2006 si era distinto con Partenze, nell’atrio della stazione di Santa Maria Novella a Firenze, il più grande affresco strappato esistente – sono i più difficili, non li fa nessuno, anche perché il colore si va perdendo». Ed è proprio in questa rarefazione progressiva, «quando l’affresco si sfoglia come una cipolla, che ci regala imprevisti informali mai raggiunti, nemmeno con le avanguardie degli anni ’70».
Con queste opere d’arte Talani riesce, strappo dopo strappo, millimetro dopo millimetro, a rendere l’essenza dell’umanità e dell’uomo, partendo dalla figura del muro affrescato per arrivare alle ombre, quasi alle anime che restano sui muri strappati. Se quindi da un canto ritroviamo le poetiche e le tematiche care all’artista, dall’altro tanto più misterioso e suggestivo è il connubio tra il gesto pittorico classico di Talani ed il contribuito inedito che la materia di per se stessa rende all’opera.
L’artista torna sull’importanza della materia, sempre intesa come “natura”: un affresco è fatto di terra, aria e acqua. In fondo egli continua a ripeterci con la sua instancabile ricerca che l’uomo non è altro che un pensiero, sempre più bello e misterioso laddove si lascia plasmare anche dal contributo della natura. Terra, fuoco, acqua ed aria gli elementi dell’affresco, gli elementi della vita.
Fino al 17 luglio
Sala delle Colonne
Palazzo comunale di Pontassieve (FIrenze)