Secondo Giovanni Lombardini il processo artistico necessita fondamentalmente del colore: osservando il movimento del colore l’artista infatti cerca di direzionarlo indicandogli il percorso. L’atto creativo è dunque un momento che si evolve durante la realizzazione dell’opera, in cui l’artista intuisce man mano quello che sarà il risultato finale. In mostra allo spazio Maab studio d’arte, Lombardini espone una ventina di opere che analizzano la sua ricerca tesa a indagare I risvolti più inediti del colore e della luce, elementi imprenscindibili dell’agire artistico. In un costante dialogo con lo spazio dell’arte, colore e luce sono infatti le linee guida e l’essenza della sua creatività.
L’approccio di Lombardini all’arte nasce insieme al suo grande interesse verso i materiali: nella seconda metà degli anni ‘80 l’artista inizia a dipingere su lastre radiografiche vergini per poi passare alla formica, rovesciando direttamente il colore su un foglio applicato sulla tavola. Nel corso degli anni ’70 la presenza materiale delle cose e degli oggetti aveva condotto la sua ricerca sui binari dichiaratamente poveristi: si passa dai primi lavori con l’erba alle scritte e alle stelle di sapone, fino alle grandi superfici pittoriche ottenute per strofinio di petali e fili d’erba su tela. In generale la scelta dei materiali deriva dalla consapevolezza del primato dei fenomeni naturali e della struttura fenomenica dei comportamenti sensoriali. Dagli anni ’80 l’indagine di Lombardini si sposta tendenzialmente su materiali più tecnologici: superfici lucide e non assorbenti, calchi manuali di oggetti e persone mediante carta stagnola dipinta, colate di vernice al rame e bronzo su lastre radiografiche vergini, fusioni di ghisa e sapone. Gli ultimi di Lombardini nascono dalla scoperta e dall’uso sperimentale di materiali inconsueti: colori mordenti e acrilico lucido trasparente, applicati su formica, tavola o carta.
Il percorso espositivo della mostra al Maab è composto dalla serie le Scie, definite ponti di attraversamento lumonoso, mentre le Rime sono lavori dove prevale l’impatto cromatico, luoghi dove il colore si appropria della superficie. Negli Inventari il confronto con l’ambiente è ancora più evidente, dal momento che ogni sguardo svela il riguardante, grazie al potere evocativo del riflesso. Completano il percorso espositivo i cicli precedenti dei + Luce, Brine, Pietre Preziose, Visuale tattile che analizzano l’aggregazione di luce e colore mediante spazi sia immaginari che reali.
Fino al 9 luglio
Maab Studio d’arte
Riviera San Benedetto 15, Padova
Info: 3939067971