Piccoli particolari in attesa di essere rivelati al mondo; dettagli sottili che trovano rifugio tra le morbide pieghe dell’esistenza; leggeri simboli in attesa di essere decifrati che si insinuano negli angoli più nascosti della terra. Sono questi i misteriosi soggetti amati e continuamente ricercati da Dacia Manto, l’artista milanese che prima di dedicarsi alla creazione delle proprie opere sembra prendere un microscopio con l’intento di frammentare il mondo, scomporlo, analizzarlo e restituirlo agli occhi dei più in forma sorprendentemente nuova e differente. Molti suoi lavori partono, infatti, dai mutamenti che trasfigurano la natura e il mondo esteriore, cambiamenti per lo più peggiorativi che vengono assunti come punti di partenza per una ricerca personale e intima. Che siano piante che accompagnano il corso dei fiumi della pianura padana o uccelli di una particolare specie che solcano i cieli dell’Oceania, tutto contribuisce a far nascere nella Manto la voglia di sperimentare nuovi approcci attraverso stimoli che sono visibili ai più, ma che solo alcuni riescono a interiorizzare e rendere davvero efficaci. Un’attitudine da scienziata unita a una creatività e una manualità spiccata, che le hanno permesso di ritagliarsi uno spazio nell’affollato panorama dell’arte contemporanea e l’attenzione da parte di curatori che le hanno dato la possibilità di esporre in importanti spazi pubblici e privati. Impegnata negli allestimenti delle sue prossime mostre e nel perfezionamento di alcuni suoi recenti lavori, Dacia Manto è esaustiva e partecipe nel disvelare la delicata poetica da cui prendono forma i suoi disegni, le fotografie, i video e le installazioni.
Come e quando è nata la tua passione per il mondo dell’arte?
«Più che una passione per il mondo dell’arte, la mia è un’attrazione per le immagini, i luoghi, i paesaggi, e il disegno. La storia dell’arte, dunque non solo l’arte contemporanea, ha avuto una parte fondamentale nella mia formazione ma molta importanza hanno avuto anche i libri letti, le musiche ascoltate, i film visti, i luoghi visitati. E la mia attitudine a osservare ogni piccola cosa della natura, come un entomologo».
La natura è un elemento essenziale della tua poetica e fonte d’ispirazione dei tuoi lavori. Come si pone l’artificio della creazione artistica rispetto alla naturalità del mondo?
«Credo sia interessante proprio questa ambiguità. Natura e artificio sono da sempre gli elementi binari su cui si è fondato gran parte del mio interesse verso l’idea di “wunderkammer”, di catalogazione. La mia è una ricognizione di luoghi e territori che si compie attraverso la raccolta ed elaborazione di elementi diversi, siano essi immagini, mappe, reperti. È un avvicinamento e un tentativo di conoscenza, cui si sovrappone poi il mio “toccare con mano”».
La materialità degli elementi che utilizzi nelle tue installazioni può avere un aspetto lirico?
«I materiali sono corpo. Il mio è un interrogarsi che si fa corpo e prende forma attraverso mezzi differenti: il disegno, la scultura, la manualità, o semplicemente, come ho detto prima, il raccogliere, archiviare, toccare. Sono attratta dalla pelle delle cose, dalle superfici. Soprattutto dalle superfici che restituiscono, o persino diventano, la forma del loro interno. Questa corrispondenza appartiene alla natura ma vorrei che fosse anche una direzione possibile del mio lavoro: ricostruire, o forse tessere, nuove corrispondenze».
Che rapporto hai con lo spazio che vai a occupare con i tuoi lavori, come dialoghi con lui?
«Il rapporto che tento di instaurare con ogni spazio che ospita me, o il mio lavoro, è fondamentale. Leggere lo spazio, abitarlo, viverlo. Annusarlo. Camminarci dentro. “Lo spazio è un dubbio, devo continuamente individuarlo”, ha scritto George Perec. Questo dubbio, questa interrogazione, passa attraverso i sensi e apre nuovi margini, nuovi scarti. Spalanca territori inaspettati in cui lasciare traccia; in cui lasciare che l’opera si prenda il suo spazio, appunto. L’atto artistico è forse un’esperienza creatrice del proprio spazio, che può compiersi in maniera e con declinazioni sempre differenti».
C’è un legame tra il disegno e il video? Due mezzi, apparentemente distanti tra loro, che tu utilizzi frequentemente.
«Certo. Il disegno e il video sono per me due modi di guardare ma si influenzano a vicenda. Spesso nei miei lavori si mescolano, si posano strato su strato. Anche qui questo concorre a camminare sul crinale tra reale e artificiale. La confusione e l’ambiguità trovano spazio tra luci e penombre, tracce e riflessi, tra paesaggi reali che somigliano ai miei disegni, e disegni che conservano dettagli stranamente “reali”. Il disegno è specchio, mappa, ma anche territorio libero in cui la vegetazione prende posto. I video hanno in più la possibilità ampliata di una crescita, di un mutamento – già contenuti in nuce nei disegni, sempre aperti, precari, mutevoli – dovuto alla durata nel tempo. Penso ai miei video come partiture timbriche, scritture ritmiche fatte di intermittenze».
Ci sono artisti che stimi e che ispirano le tue opere?
«Molti, e appartenenti a tempi molto diversi tra loro. Ma insieme ci sono anche scienziati, biologi, studiosi, naturalisti, poeti, scrittori, danzatori».
Hai recentemente vinto la seconda edizione del concorso “Eco art project”, cosa ne pensi dei molti premi per giovani artisti che pullulano sul territorio nazionale?
«Mi sembra che i premi seri per artisti in realtà siano pochissimi. Non ci sono molte altre possibilità per gli artisti italiani di ricevere fondi o riconoscimenti per i propri progetti. Non abbiamo fondazioni, “kunsthalle” o borse di sostegno. Per fortuna c’è almeno qualche premio, il mio auspicio è che siano appunto seri e rigorosi».
Vedi un’evoluzione nei tuoi futuri progetti? Magari sperimentando nuovi mezzi o approcci?
«È tutto in divenire. L’inizio è certo in un pensiero, in un progetto, ma non posso sapere quale strada prenderà il lavoro. Credo che tutto prenda forma solo facendo, immergendosi nelle cose. Non mi sono mai preclusa l’utilizzo di mezzi e linguaggi. Da circa due anni sto lavorando a un progetto di indagine e mappatura dei territori del delta del Po, e ora anche di altri fiumi che interessano i margini della città in cui vivo; e questa indagine si compie attraverso la fotografia, il disegno, il video, la raccolta di elementi. Anche il video Planiziaria, realizzato per la mia personale al Mar di Ravenna nel 2009, è parte di questo progetto più ampio e articolato. Non so se tutto confluirà infine in un unico lavoro e quale forma assumerà. Si tratta di un progetto aperto e potenzialmente non finito».
LE MOSTRE
Due collettive e una personale
Dacia Manto è tra gli artisti della collettiva “Drawings wall”, un’esposizione che intende accorciare la distanza tra l’idealità della mente e la fisicità del corpo. Il progetto prevede anche la redazione di un manifesto. Fino al 30 luglio. Paolo Maria Deanesi gallery, via San Giovanni Bosco 9, Rovereto. Info: www.paolomariadea-nesi.it. Al Museo Diocesano di Milano si svolge la seconda collettiva, Pensare in carta e cartone tra arte e design, che vede esporre i lavori della Manto. La mostra tenta di fare il punto sull’estetica della carta, riciclata e non solo, con artisti e designer di profilo internazionale. Fino al 29 maggio. Museo Diocesano, corso di Porta Ticinese, 95. Info: www.museodiocesano.it. Una sua personale con una ventina di lavori di differenti dimensioni a parete, una installazione, e due video è in programma a Calasetta dal 18 giugno al 27 luglio. Museo d’arte contemporanea di Calasetta, via Savoia (Carbonia Iglesias). Info: 0781840717.
L’ARTISTA
Milanese, classe 1973
Dacia Manto è nata a Milano l’undici novembre 1973, vive e lavora a Bologna e Milano. Da anni porta avanti una personale ricerca e mappatura dello spazio e del paesaggio, indagati attraverso i mezzi del disegno, dell’installazione e del video. La Manto ha esposto in diverse gallerie private e importanti realtà pubbliche museali tra cui: il Pav di Torino, il Mar di Ravenna, la galleria comunale d’arte contemporanea di Monfalcone, il Maga di Gallarate, il centro Luigi Pecci di Prato, il Pac di Milano, La Strozzina di Firenze, la Biennale di Poznan in Polonia. Info: www.daciamanto.it.