Il Centro culturale di Milano, con i patrocini di provincia e regione, propone fino al 28 maggio la mostra antologica di Giovanni Gallo. L’uomo e l’arte, realtà e sogno è il titolo scelto dall’associazione Flangini, che ha presentato l’evento alla stampa sottolineando il duplice registro sul quale si è sempre mossa la vita e l’opera di Giovanni Gallo, “l’uomo come centro del mondo da cui deve iniziare la rinascita della società civile, è l’insostituibile strumento per opporsi alla disumanizzazione e all’isolamento odierno, per ripristinare un dialogo che renda possibile l’impegno costruttivo”.
L’artista, nato nel 1939, è milanese d’adozione ma calabrese di nascita. E quest’elemento di appartenenza affiora con forza in quadri che sembrano aver immagazzinato i blu decisi dell’acqua del mare e gli accecanti deserti di sole così intimamente connessi alle lunghe ombre scure delle estati del sud. Si tratta di una pittura che inganna chi la accosta senza la dovuta attenzione di lettura, è seducente nell’immediatezza delle cromie e nella riconoscibilità di figure e paesaggi quotidiani, con una sapiente stesura dell’olio, frutto di frequentazioni artistiche mai cessate dai tempi dell’accademia di Brera. In realtà il processo creativo dell’artista è orientato alla smaterializzazione, a un disfarsi dell’oggetto per evocarne unicamente il simbolo metafisico.
Gli elementi formali e compositivi risultano piatti, quasi grafici, chiamati a coesistere su un unico piano, rarissime le linee che malvolentieri si assumono il compito di definire e limitare un frutto, un lembo di tessuto, una nuca di donna, una vela o una luce gialla, distaccandola dalla verde o dall’azzurrina. I dipinti di Gallo possiedono la permeabilità diffusa dei sogni o dei desideri, che talvolta sono la stessa cosa, e riportano intatta la potenza evocativa del mito, base della sua essenza culturale.
Fino al 28 maggio
Centro culturale di Milano
via Zebedia 2