Terminerà il 2 ottobre e sarà quindi godibile tutta l’estate a Orvieto, la mostra Il fascino dell’Egitto, il ruolo dell’Italia pre e post unitaria nella riscoperta dell’antico Egitto. La retrospettiva, pensata proprio per il comune umbro, ha un taglio specifico: vuole mostrare il contributo italiano nello studio del paese nordafricano, e quindi ciò che i nostri egittologi hanno saputo fare sulle sponde del Nilo, dove erano giunti per motivi diversi, animati da spirito di avventura, dalla sete di nuovi guadagni o, semplicemente, dal desiderio di approfondire le conoscenze sulla terra dei faraoni.
«Le molte personalità italiane che presero parte a questa avventura – scrive una delle curatrici, Massimiliana Pozzi – appartenevano principalmente a due generazioni: quelli nati alla fine del Settecento e quelli nati nella prima metà dell’Ottocento. L’approfondire il legame fra le vicende legate alla riscoperta dell’Egitto e la nascita dell’Italia è stato inevitabile nel preparare una mostra che indaga la natura delle collezioni italiane e presenta i risultati nel centocinquantesimo anno dalla nascita dell’unità. D’altra parte, l’intrecciarsi di storie di uomini che contribuirono all’unità d’Italia, e contemporaneamente parteciparono anche alla riscoperta dell’antico Egitto, è un groviglio inestricabile».
Oltre che dalla Pozzi, la mostra è curata da Elvira D’Amicone, della soprintendenza per i Beni archeologici del Piemonte e del Museo di antichità egizie di Torino, e coordinata da Giuseppe M. Della Fina, direttore scientifico della fondazione per il museo Claudio Faina. Riunisce circa 250 reperti, concessi da musei e istituzioni culturali italiane. Nonostante il fascino dell’Egitto sia secolare e percepito già nell’Italia del Medioevo e del Rinascimento, l’egittologia moderna ha una precisa data di nascita: il 1822, quando Jean-François Champollion decifrò, grazie alla stele di Rosetta, la scrittura geroglifica. Con lui, in una spedizione congiunta franco-toscana che percorse l’Egitto (1828-1829), c’era l’italiano Ippolito Rossellini. Tra i protagonisti della corsa all’Egitto, Giovanni Battista Belzoni, colui che trovò l’ingresso di sontuose tombe nella Valle dei Re e mise insieme, per il suo committente Henry Salt, il nucleo fondante della collezione egizia del British museum, e Bernardino Drovetti, che riunì una collezione non meno vasta, oggi nucleo fondante del celebre Museo egizio di Torino. La retrospettiva è visibile nelle sedi della fondazione per il museo Claudio Faina e della fondazione Cassa di risparmio di Orivieto.