L'anacronismo di Sonnenschein

«Vedo me stesso come un artista che cerca di documentare il presente nel solo linguaggio che conosco». È l’autoscatto di Eliezer Sonnenschein, protagonista della mostra “Tall mountains. Black leaves” alla galleria Jerome Zodo contemporary di Milano fino al 21 maggio.

Artista giramondo – ha esposto in Israele, suo paese natale, ma anche in Spagna, Francia, Olanda, Inghilterra, Giappone – Sonnenschein è alla prima personale italiana, e sulla scia della propria mania egocentrica nel rendersi anacronistico in ogni mostra, ha realizzato per l’occasione un nuovo ciclo di opere. Nello specifico il 34enne di Haifa propone un iter simbolico che suggerisce un insieme di coordinate per identificare e riflettere la tendenza speculativa, storica e tecnologica dell’essere umano. “Tall mountains. Black leaves” si sviluppa su vari livelli espressivi, dalle installazioni modulari a quelle pittoriche attraverso fotomontaggi digitali. Nudità esplicite e frenetiche sono quelle proposte nella serie fotografica “Only the elephant wear underwear’s”, affiancate dal trittico strutturale di colore grigio scuro “Snake and prostitution”, posto al centro della galleria di via Lambro, che anima il senso di estroflessione delle attuali identità mediatiche, circoscrivendo il concetto di un messaggio in costante movimento che al pari di una prostituta passa da un corpo all’altro.

E ancora, le opere “Facebook portraits” – suddivise in tre grandi tele a olio e due tavole minori – rimandano alla classificazione delle diverse personalità; ogni colore, dal rosso al nero, dal verde al giallo, dall’azzurro all’arancione al viola equivale al nostro agire sul web. I diagrammi cromatici tracciati da Sonnenschein classificano le differenti psicologie degli individui: che colore attribuire a chi “tagga” o “posta” il ritratto del sedere della moglie (“Casting for venus of willendorf ass”)?

Info: www.jerome-zodo.com