Nina Fischer & Maroan el Sani, il duo di artisti tedeschi operanti tra Berlino e Sapporo, è ospite alla galleria Marie-Laure Fleisch di Roma con la mostra Impero dei segni. Per questa occasione gli artisti, per la prima volta in Italia, hanno realizzato un progetto ad hoc per Roma in cui rimane costante la loro ricerca sugli spazi interstiziali delle metropoli, sulla memoria e sulla visione collettiva. Come si evince dal titolo della mostra, il progetto si concentra sulla manifestazione della memoria storica e su come essa operi fisicamente e metaforicamente nella società.
Il percorso espositivo si snoda nella visione di otto fotografie di grande formato realizzate all’interno del Palazzo dei congressi di Roma, e nella proiezione del film in alta definizione dall’omonimo titolo Impero dei segni, creato dagli artisti durante le fasi di realizzazione del progetto espositivo. Tramite il linguaggio dei segni, del corpo e dei gesti, le persone chiamate a partecipare si sono riappropriate temporaneamente di questo spazio rigorosamente vuoto, nel tentativo di definire nuovamente l’identità della città in cui vivono, dNel Palazzo dei congressi, simbolo della Roma imperiale, Nina Fischer & Maroan el Sani, in collaborazione con un gruppo di ragazzi romani, hanno messo in scena un’azione comunicativa.ando luogo a un complesso rapporto fra il linguaggio visivo dell’architettura moderna e i suoi effetti sul contesto socio-politico. L’attenzione di Nina Fischer & Maroan el Sani si è focalizzata soprattutto sul contrasto tra la comunicazione non verbale delle persone e il linguaggio silente del palazzo fascista. Interazione che porta a un forte stato di tensione e si risolve nel lavoro degli artisti presentato in galleria.
Guardando attentamente le fotografie in mostra si possono infatti scorgere diversi gesti compiuti dai personaggi ritratti. I segni sono quelli del linguaggio gestuale delle mani adottato dai sordomuti, ma anche delle azioni comportamentali dei manifestanti nei cortei. Sono azioni decise, i protagonisti guardano in camera interagendo direttamente con lo spettatore. A questo punto si crea il corto circuito tra il silenzio rumoroso dei personaggi e l’apparente calma del luogo che lo ospita, dove si può ancora percepire l’aggressività urlante di un’epoca che ha segnato la storia del mondo intero.
Nell’occhio dell’osservatore la realtà si fonde così con la finzione, in un processo che porta a complesse stratificazioni di memorie individuali e collettive. Gli artisti sembrano aver applicato le teorie di linguista del Novecento, in particolar modo la semiologia che studia anche i segni non verbali come la scrittura, l’alfabeto dei sordomuti e i riti simbolici. Come spiega Ferdinad de Saussure nel suo trattato (Corso di linguistica generale, pubblicato nel 1916 dopo la sua morte), il segno linguistico unisce un concetto a un’immagine. Su questo presupposto Saussure distingue il “significato”, ciò che il segno esprime, dal “significante”, il mezzo utilizzato per rappresentare il significato. Se generalemente il significante esprime il significato attraverso un’immagine acustica, nel lavoro di Fischer & el Sani la parole si fa immagine gestuale.
Fino al 30 aprile
Galleria Marie-Laure Fleisch
vicolo Sforza Cesarini, 3A Roma
Info: 0668891936; www.galleriamlf.com