Jack Sal, azioni e reazioni

«L’arte vive di vita propria, materialmente o concettualmente. Siamo tutti osservatori». Una dichiarazione che Jack Sal rilasciò al critico Thomas Butter nel corso di un’intervista per Whitehot magazine, in occasione della personale “Re/vision” alla Zone: contemporary art di New York. A poco più di due anni di distanza, l’artista statunitense – legatissimo all’Italia, in particolare all’Umbria – espone nella città di Todi (Perugia) dove vive, dividendosi anche tra Roma e New York.

Allestita a palazzo Morelli fine art fino al primo maggio, “Action/re/action” propone un ciclo di lavori su tavola di legno naturale, di forma quadrata, realizzati ricorrendo al nastro di seta e all’inchiostro pigmentato. A cura di Bruno Corà, autore dei testi in catalogo insieme allo stesso Sal (il loro è un rapporto professionale consolidato che dura dal 1986) e al già citato Butter, la mostra ha come protagonista un artista minimalista concettuale che propone opere legate all’idea di “azione/re/azione” – da qui il titolo – forte di una tecnica sviluppata nel corso degli ultimi quindici anni.

Una serie di lavori dove il disegno nasce dalla reazione del materiale e la traccia del gesto dell’artista diviene struttura stessa dell’opera, fondendosi attraverso una spontaneità a tratti disarmante. In occasione della personale viene proposta al pubblico l’opera in edizione limitata “The orimary drawings 3+1” (marmo, nastro e pigmenti) insieme a un volume dallo stesso titolo con disegni di Sal e poesie di Corà.

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