L’ennesimo tributo al genio di Caravaggio prende piede a Roma, seguendone le orme in un gomitolo di strade del centro storico. Durerà fino al 19 giugno Roma, sulle orme di Caravaggio, un itinerario per i luoghi salienti della vita del Merisi, quelli in cui abitò, studiò e lavorò fin dal suo arrivo nella città da Milano. Anni, dal 1596 al 1610, ricostruiti da documenti d’archivio e dalle mappe del Seicento.
L’iniziativa è curata da Rossella Vodret, soprintendente speciale per il Patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale di Roma, studiosa del pittore che ha già omaggiato insieme a Claudio Strinati lo scorso anno, con la visitatissima retrospettiva delle Scuderie del Quirinale. Una mostra che si fondava sul presupposto di esporre solo opere sicure del Merisi: assunto che ha garantito il boom di visitatori e che li ha allo stesso tempo esonerati dal compiere sforzi eccessivi nell’esercitare la propria capacità di vedere. Che Caravaggio faccia “audience” di per sé è assodato. Discusso già alla sua epoca, criticato fino al Novecento, riabilitato finalmente il secolo scorso, è ad oggi uno dei più importanti e conosciuti pittori di tutti i tempi. Il suo nome è legato inscindibilmente alla città di Roma: vi creò i suoi capolavori, vi conobbe il cardinal Del Monte, fu costretto ad abbandonarla e non vi fece più ritorno. La sua vita da romanzo contribuisce non poco all’attenzione del grande pubblico. E l’iniziativa che si apre oggi si avvale anche del fascino indiscutibile che essa esercita.
“Il percorso – si legge – è studiato per ripercorrere le tappe della tormentata vita di Caravaggio, non solo attraverso i capolavori che ci ha lasciato, ma anche e soprattutto nei luoghi che sono stati teatro della sua inquieta, violenta, ma straordinariamente creativa vita”. L’itinerario parte da sant’Ivo alla Sapienza, dove è in corso la mostra Caravaggio a Roma, una vita dal vero, procede verso palazzo Madama, residenza del cardinal Del Monte e di Caravaggio nei suoi anni giovanili. Arriva a piazza Navona, “teatro di numerosi arresti e aggressioni che vedono Caravaggio protagonista: qui infatti viene fermato dagli sbirri per detenzione d’armi in luogo pubblico nel 1598 e aggredisce, qualche anno dopo, il notaio Pasqualoni in difesa di Lena Angeletti, sua ‘donna’ e modella prediletta”. Finalmente si sbuca a san Luigi dei Francesi, per vedere tre sue opere: la celebre Vocazione di Matteo, il san Matteo e l’angelo e il Martirio del santo. Si va poi a sant’Agostino per rendere omaggio alla Madonna dei pellegrini insieme ai contadini con i piedi sporchi che già le sono inginocchiati davanti. E con quell’immagine sublime nella mente e negli occhi, ci si incammina verso palazzo Venezia, attualmente sede di due mostre, La bottega del genio e Caravaggio, la cappella Contarelli. Una passeggiata turistica per le strade che il Caravaggio frequentava tutti i giorni: da quelle in cui stavano “il barbiere, il sellaio, il pellaio Sinibaldi”, alla zona di san Carlo al Corso, “in quell’epoca malfamata e frequentata da balordi e cortigiane”, alla via della Pallacorda dove si verificò il famoso episodio di cronaca nera che gli è costato la fuga da Roma nel 1606: l’uccisione di Ranuccio Tomassoni.
re visite giornaliere durante la settimana e cinque nei giorni festivi, con partenza da sant’Ivo alla Sapienza e arrivo a palazzo Venezia. E per fortuna che, anche quando quest’iniziativa volgerà al termine, quei luoghi invece rimarranno per sempre intatti e visitabili. Del resto, sono sempre esistiti.