Il convegno sulla fotografia (18-19-20 marzo) appena terminato alla fondazione Forma di Milano (piazza Tito Lucrezio Caro 1), il primo convegno di una lunga serie, è stato una sorta di Stati Generali della fotografia. Organizzato dalla fondazione Forma, con la collaborazione della fondazione di Venezia e con la partecipazione del Grin (Gruppo redattori Iconografici nazionale), di Giovanna Calvenzi, Cesare Colombo, Roberta Valtorta, ha contato un grande numero di partecipanti, tra ascoltatori e ospiti. È davvero un momento prezioso per la fotografia che sta vivendo un periodo di grande vivacità, di splendore. Già il fatto che le esposizioni all’interno del paese stiano aumentando è un segno del successo acquisito da questa arte visiva; ma non si possono sottovalutare nemmeno i dibattiti nati intorno a questo tema, gli incontri con i fotografi e le scuole pronte a formare i numerosi appassionati. Ad esempio, al convegno erano presenti rappresentanti delle accademie, delle università, dei Centri di formazione professionale: Enrico Bossan, rappresentante di Fabrica di Treviso, Mara Campana, del Cfp Bauer – Afol Milano, Paolo Di Bello, dell’accademia di Belle Arti di Brera, Martino Marangoni, della fondazione Studio Marangoni, Claudio Marra, dell’Università degli Studi di Bologna, Carmelo Nicosia dell’accademia di Belle Arti di Catania, Francesco Zanot, trait d’union tra la fondazione Forma e l’accademia Naba.
Alcuni di loro esercitano la propria professione nell’ambito del settore pubblico, altri del privato; ci sono docenti che si dedicato all’insegnamento degli argomenti teorici, alla storia della fotografia, innanzi tutto, o anche al linguaggio della fotografia, altri che si dedicano all’insegnamento di studi pratici. Il Fotografo Enrico Bossan si domanda e risponde: «Cosa significa cercare di creare un gruppo dentro un centro di comunicazione come quello di Fabrica, creato da Oliviero Toscani? Per me è stato una grande opportunità per cercare di cercare un gruppo di giovani. Quando uso la parola cercare, vuol dire che li cerco. Io ricevo mediamente cento porfogli all’anno. Credo che in sei anni ne ho scelti solo tre. Il mio lavoro è quello di cercarli, la mia curiosità è quella di andare nelle scuole, in Francia, in Inghilterra. Io insegno a cercare i ragazzi e di farli lavorare in un progetto molto lungo».
L’insegnamento più importante che si apprende a Fabrica è il crearsi delle opportunità, a capire dove si vuole andare. Gli studenti, cinque o sei all’anno, imparano così a rendere le opportunità una realtà. Mara Campana racconta: «La Bauer è un centro di formazione professionale. È una scuola pubblica con dei relativi piccoli numeri, nel senso che i nostri corsi non hanno mai oltre i venti studenti. L’attività che viene svolta al centro riguarda due settori. Quello relativo alla comunicazione visiva e quello relativo alla fotografia. I corsi sono attivi dal ’54 all’interno, allora, dei corsi professionali della scuola umanitaria. I nostri studenti hanno tutti un diploma di scuola media superiore, ma molto frequentemente negli ultimi dieci anni sono in possesso di una laurea breve o di una specialistica. Anche se il nostro prerequisito è il diploma di scuola media superiore. Il biennio alla Bauer è considerato come una specialistica». Pratica e teoria si mescolano alla Bauer che mette a disposizione ogni tipo di attrezzatura utile alla formazione fotografica. In due anni, comunque non è possibile pensare di affrontare l’ambiente lavorativo, ma è certo che lo studente acquisterà una propria identità al termine del corso.