La fedeltà di Modesti

«Uno scultore di grande interesse, anche per la ricostruzione dei problematici percorsi dell’arte cristiana del Novecento, vibrante di rinnovamento pur nella sostanziale fedeltà al canone figurativo». È il profilo dello scultore ceramista Vinicio Modesti tratteggiato dal soprintendente al polo museale di Firenze Cristina Acidini, che definisce l’artista, scomparso nel 1968 all’età di 44 anni, «uomo del suo tempo e di esso autentico interprete».

Ed è proprio allo scultore natio di Volterra che il museo Piaggio “Giovanni Alberto Agnelli” di Pontedera (Pisa) – città dove Modesti ha vissuto per undici anni – dedica la personale Nuove forme in lucenti smalti. In cartellone fino al 26 marzo e curata da Ornella Casazza, la mostra – che presenta oltre cinquanta opere – rammenta quando l’artista si trasferì nella provincia pisana (era il 1957), dove visse fino alla sua morte, conciliando l’attività didattica (diresse la scuola della ceramica di San Giovanni della Vena) con una costante ricerca professionale, optando per una serie di temi particolarmente affini al gusto popolare: gli animali, le scene di vita quotidiana, le figure religiose (che dal 1954 rappresentarono il faro del suo iter creativo).

A questo proposito Casazza ricorda: «Si tratta di tematiche sacre che la Chiesa commissionò a Modesti, contribuendo ad arricchire la sua espressione più libera e attraente, che l’artista realizzò in nuove forme». Da qui la sperimentazione di forme vascolari, di figure plastiche e di smalti policromi grazie ai quali Modesti ottenne importanti consensi di critica e pubblico.

Info: www.museopiaggio.it