Il valore della memoria

Una connivenza nata nello studio di Mario Schifano a Roma, quella che ha unisce da ventitrè anni un "teppista di Napoli" a un "teppista di Varsavia". Abo > Kmb (l’arte è una forma di difesa), ovvero Achille Bonito Oliva su Krzysztof M. Bednarski e non solo. Questo il titolo completo del volume che accompagna la mostra presentata venerdì scorso all’Istituto polacco di Roma dove sono proposti alcuni lavori del noto scultore d’origine polacca Bednarski (1953) che ormai da anni vive in Italia.

L’artista è nato culturalmente a Varsavia, in un clima come quello degli anni ’70 e ’80, puntualmente evocato da Anda Rottenberg nella nota introduttiva: "Quando nel sottosuolo sociale si rafforzarono illegalmente le strutture di un paese alternativo, e gli oppositori del sistema riempirono le carceri, gli artisti – che agiscono nella sfera del simbolico – poterono usare gli strumenti del postmodernismo a portata di mano e discutere impunemente con gli idoli dell’iconosfera socialista. Uno di loro fu Krysztof M. Bednarski, che utilizzò l’immagine di Karl Marx". Bednarski nel 1978 è ancora studente quando già collabora con Jerzy Grotowski, e risale proprio a quel periodo il lavoro Ritratto totale di Karl Marx, opera prima che irride una testa “pensante e pesante” dall’aura intellettualmente e politicamente sacralizzata, un tema che l’artista ha ripreso anche in seguito, nelle sculture della post-rivoluzione. Quegli anni di sperimentazione hanno fortemente influenzato una ricerca essenziale, strettamente legata a un dominio dei mezzi tecnici, e che permane nel tempo.

La mostra aperta all’Istituto polacco assume il titolo dalla poesia di Paul Celan Alata notte, e rende omaggio alla Shoah attraverso il tema dell’occhio, con installazioni di globi cerulei dissepolti da cumuli di cenere e polvere impalpabile, sempre vigili ai "risvegli della memoria". Infatti, come scrive Bonito Oliva, "la memoria personale diventa la materia necessaria per la costruzione di una forma oggettiva e lampante. Il processo creativo diventa il sintomo neoumanistico di un rinnovato livello di resistenza del soggetto che adotta non per cancellare il presente ma piuttosto per restituirgli un tempo che corre dal passato verso il futuro. In Kmb alla sperimentazione a oltranza di nuove tecniche e materiali è subentrato il recupero del valore della memoria, capace di restituire specifica identità all’opera, un’inflessione non dialettale e autarchica ma soggettiva e storicamente individuale a un linguaggio per necessità sempre internazionale".

Fino al 25 marzo
Istituto polacco di Roma
via Vittoria Colonna 1, Roma