Il percorso pittorico di Giulio Turcato è celebrato dalla galleria d’arte Mucciaccia nel cuore della capitale. Circa cinquanta le opere esposte per una retrospettiva a cura di Silvia Pegoraro, Metamorfosi, che intende mostrare “un percorso attraverso tutta la parabola creativa dell’artista, dalla figurazione stilizzante delle prime opere all’astrazione informale dei Reticoli degli anni ’50, alla geniale creazione delle Superfici lunari degli anni ’60, dalla giocosa cosmologia di Itinerari e Arcipelaghi degli anni ‘70, al sontuoso e sensuale luminismo dei Cangianti (1981-1990)”.
La galleria, che sin dalla sua apertura ha privilegiato i grandi nomi del Novecento, si dedica fino al 15 gennaio all’astrattismo del pittore mantovano di adozione romana, permettendo al pubblico di conoscere più da vicino il percorso che dalla formalità delle nature morte lo ha portato a una totale immersione nel vivo del colore. Le pratiche cromatiche di Turcato hanno sempre trovato in lui un posto privilegiato tale da rivestire gran parte della sua attenzione pittorica, che trova nel viola la forza espressiva maggiore: “Viola luce intravista e annuncio di tenebre/ Viola diverso/ Viola è principio/ i colori sono la nostra libertà/ investono la materia e la trasformano/ la nostra fantasia è realtà nuova/ Viola via di uscita verso/ dentro”. Il “verso dentro” del pittore prende parte alla pulsione originale kandinskyana della soggettiva emotività della percezione, in cui nascono e si identificano le prime pratiche astratte.
Anche Turcato infatti ha bisogno di esprimere le sue fantasie e i suoi mondi con la pienezza del colore che è svincolato dalla concettualità e dal realismo per esprimersi in tutta la sua purezza. Quella pulsione emotiva che lo ha portato alla completa dedizione artistica, ne ha fatto di lui un “ribelle” sperimentatore che, allontanatosi dall’accadentismo pittorico, ne rivendicava la vitalità espressiva. Fedele anche alle pratiche originarie dell’astrattismo, Turcato maturava una grande passione per la musica contemporanea, che insieme alla luce, giocava un ruolo fondamentale nelle sue opere: “Così, i reticoli e gli arcipelaghi si alternano con i cangianti, dove la luce lavora il colore come in una sorta di partitura musicale”. La mostra, in collaborazione con l’archivio Giulio Turcato di Roma, intende proporre tutto questo, sfruttando le ampie sale del palazzo cinquecentesco “Muti-Bussi” e portando una malinconica epifania nella storia della pittura italiana.
Galleria Mucciaccia
piazza d’Ara Coeli 16, Roma
Info: 0669923801; www.galleriamucciaccia.it