«Sono in grado di ricorrere al medium pittorico e scultoreo in modo non convenzionale, avvalendosi del colore come magma di sostanza in continuo divenire espressivo. Lo stesso accade per la materia rivolta ad un esito tridimensionale». Il riferimento del curatore Luciano Caprile è all’attitudine dei protagonisti «diversi per estrazione culturale e comportamentale» della collettiva "L’artista e la materia (secondo capitolo)”, in programma fino al 13 novembre alla galleria Tega di Milano.
Dopo un “primo assaggio” nello scorso inverno – «durante il quale abbiamo preso in considerazione quegli artisti che hanno adoperato gli “oggetti” come tali ponendoli al centro del proprio lavoro», spiega Caprile, che cura la mostra insieme a Giulio Tega – lo spazio di via Senato torna ad accogliere quei protagonisti che hanno usato gli innumerevoli materiali non per ciò che rappresentano nel quotidiano, bensì per sottometterli a una funzione di supporto o, per così dire, pittorica.
«È il caso degli occhi delle “dame” e dei “generali” di Enrico Baj forniti da quadranti d’orologio o tappi di analcolico», illustra Caprile. Una variante è rappresentata dall’approccio di Christo che rende fruibili, anche al tatto, quei suoi “progetti” votati all’estroflessione. E ancora, i paesaggi edenici di Piero Gilardi modellati con il poliuretano, la raccolta dei ritagli di grandi carte colorate di Sophia Vari, i manifesti strappati di Mimmo Rotella, il gioco di Aldo Mondino che ricorre allo zucchero per modulare le sue creazioni e gli assemblaggi ferrosi di Ettore Colla.
Info: www.galleriatega.it