Da circa dieci anni il progetto Cantiere d’arte fa parlare della città di Pontedera. Il centro, in provincia di Pisa, conta poco meno di 30mila abitanti, ma ogni anno cresce in peso culturale. Opere d’arte contemporanea nelle piazze, nelle vie, nelle rotonde stradali, sui muri della ferrovia. Quando la città non ospita un museo, ma diventa essa stessa il museo. Opere firmate da grandi artisti: Enrico Baj, Pietro Cascella, Giuliano Vangi, Mino Trafeli; e poi, ancora, Arturo Carmassi, Venturino Venturi, Franco Adami e molti altri. Riccardo Ferrucci, dirigente del settore cultura, scuola e politiche sociali del comune, ci racconta com’è nato e sta camminando questo progetto così ambizioso.
«Il progetto Cantiere d’arte è nato con la precedente giunta comunale, per una passione artistica dell’ex sindaco e dell’architetto Alberto Bartalini. Artefice degli arredi all’aeroporto di Pisa, Bartalini è sempre stato interessato all’idea di un’arte diffusa sul territorio e nella città. In quei luoghi, insomma, dove la gente si muove quotidianamente. È stato lui a mettere in rete il lavoro di Pontedera, in sinergia anche con altre città italiane come Milano, Assisi, la vicina Torre del Lago; luoghi dove sono stati esposti – sempre in spazi pubblici – artisti presenti con mostre nella nostra città».
Anche la nuova giunta, però, ha fatto propria questa tendenza.
«Questo percorso non si è mai interrotto. Abbiamo accolto in pieno le istanze della precedente amministrazione, ritenendo che la diffusione di opere d’arte di qualità al di fuori dei luoghi deputati – musei e gallerie – sia un contributo essenziale alla formazione culturale del cittadino. Per quasi ogni mostra fatta nello spazio espositivo del Museo Piaggio (di proprietà mista, privata e pubblica, con il contributo del comune e provincia al 50%) il comune tenta di acquistare un’opera da destinare alla città, e così è successo per Vangi e Cascella. Se invece le disponibilità finanziarie non consentono l’acquisto, si chiede all’artista un comodato gratuito di un anno per esporre alcune opere al di fuori del museo, come nel caso – in corso – di Simon Benetton, lo scultore veneto che abbiamo scelto anche per il nostro ultimo cantiere con le scuole, e che dal 10 luglio espone le sue opere al museo Piaggio».
Le scuole, altro soggetto attivo di questo cantiere a cielo aperto.
«Esatto. Fuori dall’orario scolastico, e in maniera del tutto volontaria, moltissimi ragazzi dei licei si confrontano ogni anno con i loro insegnanti sulle tematiche di volta in volta suggerite dai diversi artisti. Gli insegnanti, è importante sottolinearlo, lavorano a questo progetto non retribuiti, e così gli artisti. Il primo è stato Nedo Canuti nel 2006, poi Paolo Grigò, Ugo Nespolo e, appunto, Benetton. I lavori dei ragazzi vengono esposti in una mostra, mentre il progetto complessivo, quello da realizzare in città, è ovviamente dipendente dalla possibilità finanziaria. Gli unici costi che dobbiamo sostenere sono quelli dei materiali e delle pubblicazioni, in parte affiancati dalla regione».
Vantate anche contributi di importanti critici d’arte, come Enrico Crispolti e Dino Carlesi. Come sono nate queste collaborazioni?
«Abbiamo sempre cercato una collaborazione che assicurasse un livello alto di qualità al nostro percorso. Per anni ci siamo affidati alla consulenza di Dino Carlesi, poeta e critico d’arte milanese, ma residente a Pontedera. In occasione della collaborazione con Enrico Baj, e poi con Mino Trafeli, è arrivata anche l’occasione di lavorare con Crispolti, da sempre legato a questi due artisti».
Il grande muro di Baj (scomparso subito dopo aver consegnato il progetto alla città), le opere di Adami in piazza del Duomo, Mino Trafeli in piazza stazione. A Firenze è bastato esporre la scritta al neon di Maurizio Nannucci sulla facciata degli Uffizi per sentire i soliti brontolii.
Cosa ne pensano, invece, i vostri cittadini?
«All’inizio qualcuno era perplesso, ma oggi mi sembrano tutti convinti. Forse anche perché non abbiamo un contesto così antico e prestigioso, ma è ormai condivisa l’opinione che queste opere d’arte arricchiscano, senza dubbio, il territorio».
La nespolizzazione di Pontedera. Com’è nata?
«Sempre nell’ottica di riqualificare il territorio avevamo deciso di far nascere una grande opera d’arte là dove è presente un vecchio traliccio dell’Enel, ormai non più utilizzato, rimasto al centro di una rotonda. Bartalini ha così pensato di chiedere un progetto a Ugo Nespolo per una sorta di totem. Da quel progetto la collaborazione si è estesa e assieme all’artista è stato progettato il suo laboratorio. Dai workshop con le scuole è uscita la progettazione di un altro muro (il precedente è di Baj) adiacente alla ferrovia, elaborato dai ragazzi sul tema dei numeri, ma per il quale dobbiamo ancora reperire i fondi necessari alla costruzione. Entro dicembre, invece, speriamo di realizzare gli altri interventi, in particolare le panchine con sedute in ceramica affiancate dai ‘contenitori’ per alberi con uguali disegni, in una delle vie centrali. Nespolo ha progettato anche la facciata della nuova sede della Banca di Lajatico».
Ma chi ha scelto e chi paga questi interventi?
«I luoghi di intervento sono stati scelti dal comune assieme all’artista. Tranne la facciata della banca, che è stata commissionata direttamente dall’azienda e che, ovviamente, pagherà la stessa Banca di Lajatico. Le altre opere, quelle pubbliche, le paga il comune. All’artista, inoltre, nel corso dell’anno, sarà dedicata una mostra al museo Piaggio».
Qual è il budget che Pontedera destina alla cultura?
«Esclusi i finanziamenti alle fondazioni stabili, il teatro di Pontedera per citarne uno, per attività culturali che vuol dire musica, teatro, cinema, arte ci aggiriamo su una cifra di oltre 100mila euro l’anno. Ogni tanto abbiamo qualche contributo dalla regione e da quest’anno, per la prima volta, l’aiuto di uno sponsor per le panchine ideate da Nespolo».
A Pontedera è venuto più volte anche José Saramago cittadino onorario della città. Il festival Sete sòis sete luas è infatti nato a Pontedera, dall’idea di un gruppo di studenti e ora sostenuto dal comune, come scambio culturale con il Portogallo e il Mediterraneo, e ispirato al lavoro del grande scrittore scomparso da poco. Ma il suggerimento per godere della vasta offerta è quello di visitare il sito www.comune.pontedera.pi.it.
UGO NESPOLO
Sulle tracce di Depero, l’ultimo futurista italiano
Nato il 29 agosto 1941 a Mosso, in provincia di Biella, Ugo Nespolo è tra i protagonisti dei più importanti movimenti italiani degli anni Sessanta, come Fluxus e Arte povera. È considerato oggi l’ultimo rappresentante del movimento futurista. Nel 1967 organizza, assieme a Ben Vautier e Gianni Emilio Simonetti, il concerto Fluxus arte totale a Torino e l’anno successivo partecipa alla celebre manifestazione Arte povera + azioni povere organizzata da Germano Celant ad Amalfi. Dalla Pop art – sbarcata in Italia con la Biennale di Venezia del 1964 – Nespolo sembra desumere, e fare proprie, quelle cromìe squillanti e primarie che costituiscono la firma inconfondibile del suo originale lavoro. Tra i primi sperimentatori italiani delle nuove tecniche video (tra i film, del 1968, anche Buongiorno Michelangelo, nel quale Pistoletto ruzzola la famosa palla di carta per le strade di Torino), Nespolo non ha mai abbandonato la produzione cinematografica. Fedele al dettato avanguardista che vuole portare l’arte nella vita, l’artista piemontese si è spesso confrontato con gli ambiti della produzione artistica extra museale: il cinema, la pubblicità (suoi i manifesti della Campari), il teatro, la decorazione di edifici pubblici e privati (stazione metro e centro commerciale a Torino); ha inoltre disegnato la maglia rosa per il Giro d’Italia e gli stendardi per il Palio di Asti, Foligno e Siena. Definita da una manifesta passione per il gioco, l’ironia e la trasgressione, la produzione artistica di Nespolo è costruita con tecniche e materiali vari: dipinti, sculture in legno, ceramiche, e vetri. E i suoi disegni diventano anche puzzle, piatti, orologi e cravatte, in un perfetto stile avanguardista memore dei panciotti di Depero.
Info: www.nespolo.com.