Prima il ribrezzo, poi la curiosità, quindi l’empatia. Sono le fasi che spesso accompagnano lo spettatore nella visione delle opere di Brandon Ballengée, al centro di una personale al Parco d’arte vivente di Torino dove espone alcuni lavori fotografici ottenuti con un iter chimico di scannerizzazione.
Fino al 26 settembre “Praeter naturam”, dal latino “oltre e al di là della natura”, rimanda agli organismi viventi, in particolare alle specie anfibie, che negli studi dell’artista americano si presentano come deformazioni tessutali, articolari e scheletriche. A tal proposito, il curatore della rassegna Claudio Cravero precisa che «le malformità presentate da Ballengée in Malamp – "Malformed amphibian project" – sono da leggere come espliciti allarmi sul mutamento ambientali dei nostri ecosistemi». Il riferimento è a uno studio sulle difformità anfibie iniziato nel 1996 in alcune aree dell’Europa, dell’Asia e del Nord America. Gli anfibi selezionati da Ballengée – «rane, tritoni, rospi e salamandre che, dotate di due vite, sono sia esseri acquatici sia terrestri», spiega il curatore – risultano sensibili bio-indicatori della salute ambientale. «Possiamo definirli sentinelle di guardia anche per l’essere umano, perché anfibi e uomini hanno un Dna molto simile», continua Cravero.
Dunque le malformità anfibie, spesso dovute alla diffusione di parassiti e agenti inquinanti in determinati habitat fluviali, non sono da ritenersi mostruosità, «quanto modificazioni fisiche di particolari esemplari, da osservare con un atteggiamento di rispetto», precisa il curatore. In “Praeter naturam” viene esposta anche una variante dell’installazione Styx, un tavolo da laboratorio in cui dei recipienti trasparenti e retro-illuminati presentano i tracciati colorati di esemplari di rospi e rane deformi. Pur mostrando immagini di crudele intimità, nell’indagine di Ballengée – che è anche ricercatore e attivista ecologista – non c’è la volontà di creare stupore, quanto di informare sui processi di crescita e di trasformazione degli organismi analizzati», conclude Cravero.
Info: www.parcoartevivente.it