La vera arte è “robaccia”

«Aspetto che il Macro e il Maxxi acquisiscano questi vent’anni di esposizioni». È questa l’unica fulminante battuta che Fausto delle Chiaie, personaggio eccentrico e artista più che sui generis, ha pronunciato durante la piacevolmente surreale conferenza stampa di presentazione del catalogo, edito da Electa, dal titolo L’arte? Rubbish: la prima monografia sull’artista romano che raccoglie un ventennio di produzione visionaria e situazionista. Un riconoscimento alla “robaccia” da lui meticolosamente e caparbiamente partorita, condensata in un  vecchio carrello della spesa che raccoglie una quarantina di lavori, celebrata con tutti i rituali propri dell’occasione: un auditorium di livello come quello dell’Ara Pacis, una platea trasversalmente composita e soprattutto due anfitrione del calibro di Umberto Croppi e Achille Bonito Oliva a celebrarne la fama e alleviarne di conseguenza la fame. Il primo, l’assessore alla Cultura, ha parlato di: «Un atto dovuto da parte della città di Roma a uno dei suoi migliori e più genuini interpreti; un gesto di riconoscimento effettivo a chi ha conquistato lo statuto d’artista per strada, sul campo e non come tradizionalmente avviene perché celebrato da critici e dal mercato». Il secondo, il geniale critico sempre pronto a cavalcare la scena e godere dei riflettori che si accendono al suo passaggio, ha definito l’arte di Fausto delle Chiaie come: «Metafisica, metà no. Fausto è un artista strabico capace di giocare sull’ambiguità e l’irresponsabilità».

Vicino alle correnti dell’Arte povera, della Pop art e dell’Arte concettuale, Fausto delle Chiaie dopo gli studi alla libera università del Nudo di Roma ha preso una strada tutta sua, ponendosi al di fuori del mondo dell’arte istituzionale e decidendo di scendere tra la gente, di dedicare la sua arte e il suo tempo ai passanti, romani e turisti. Dopo una breve parentesi belga, nasce in lui l’idea del museo dell’aria aperta, formato da opere che ogni giorno l’artista monta e smonta in alcuni luoghi deputati. 
Da circa venti anni il museo all’aria aperta ha luogo in piazza Augusto Imperatore, di fronte all’Ara Pacis. Fondamentale per  questo fantasioso interprete è, infatti, il rapporto tra le opere e il luogo in cui vengono esposte: queste nascono in relazione al luogo in cui sono collocate, sono composte da materiali provenienti dalla strada e con la strada dialogano ed interagiscono. Un valore artistico arricchito dal continuo gioco tra l’idea e il linguaggio che è alla base delle sue illuminanti ed estemporanee creazioni. Delle Chiaie non è solo l’autore delle opere ma ne è insieme il direttore, l’allestitore, il cassiere, il curatore e il custode. Un menestrello e un pifferaio, un demiurgo dell’anti-senso sotto la cui particolare aurea possono nascere situazioni e congiunzioni dall’imprevedibile decorso.