Disegnare ad arte

Il disegno, rispetto alla pittura, è forse considerato tra le arti figurative la forma allo stato più embrionale e primitivo. La mostra Graphology, al contrario, vuole indagare a fondo in questa poliedrica forma espressiva con una collettiva di quattro giovani artisti italiani, tutti al di sotto dei 35 anni. Ospitata dalla galleria Miomao e curata da Gian Marco Tosti e Davide W. Pairone, verranno esposte le opere di Jacopo Casadei, Leeza Hooper, Michael Rotondi e Vito Stassi, fino al 30 giugno.

Sperimentalismo, superamento dei tradizionali schemi dello schizzo su carta e dello studio preparatorio, questa mostra sfoggia suggestioni anticonvenzionali, spazia nelle atmosfere dark e in quelle pop, fino a una cultura che ammicca al tribale, il tutto condito da tonalità accese, tratti nitidi e colori vivi. Il disegno muta la sua funzione originaria e diviene protagonista di un progetto più ampio, dove tradizione e innovazione, astratto e figurativo si uniscono per dar voce ad una nuova estetica del frammento, come frammentari sono i nostri tempi. Una rappresentazione quindi del nostro presente, attingendo a ciò che il passato artistico ha inventato, rivisitandolo con modernità e astuzia da questi giovani artisti. Jacopo Casadei basa la sua serie sull’alchimia dei materiali e su un delicato equilibrio tra istinto e controllo; Leeza Hooper è contraddittoria e variegata, contraddistinta da influenze pop, espressioniste e astratte; Michael Rotondi spazia tra presente e passato attraverso uno studio strutturale dello spazio, con i suoi colori acidi e le textures che creano profondità nelle sue opere; Vito Stassi, infine, spazia dal fotorealismo alla visione nostalgica, indagando la realtà e trasfigurandola attraverso il processo creativo.

«Praticare il disegno, oggi come ieri, significa confrontarsi con questi tre punti (sintesi, forma, manualità, ndr) per focalizzarli nel modesto e infinito spazio di una pagina – scrive Davide W. Pairone nel suo testo critico dedicato a Graphology – un foglio di carta che si espone nella sua fragilità e deve dire tutto in pochi istanti (sintesi), quelli impiegati dallo sguardo a percorrere gli snodi e le diagonali, le lievi increspature e soprattutto loro, i segni. Pochi, essenziali. Oppure sterminati, ossessivi, tendenti all’infinito. In pochi centimetri, un microcosmo che deve essere perfettamente autonomo e compiuto (forma). Infine il disegno deve portare con sé la traccia di un gesto (manualità), di un atto individuale che mira all’eterno ed all’universale. Segni, dunque, che devono resistere al tempo e agli sguardi, che devono imporsi alla memoria».

La mostra Graphology inaugura inoltre il Progetto disegno della galleria Miomao, a cura di Gian Marco Tosti, che ha lo scopo di portare in Umbria le dinamiche dell’arte contemporanea europea in linea con le attuali tendenze estetiche e di mercato.

Fino al 30 giugno
galleria Miomao
via Podiani 19-21, Perugia
Info: www.miomao.net