Inaugura stasera la mostra “L’ombre de l’autre rive” nella galleria Riccardo Crespi a Milano. Seconda personale dell’artista nata a Marsiglia Stéphanie Nava, è curata da Ilaria Bonacossa e realizzata in collaborazione con il Centre culturel français di Milano che ospiterà per l’occasione nel giardino di palazzo delle Stelline un’installazione dell’artista. «La mostra di Stéphanie Nava – afferma la curatrice – ci porta ad attraversare spazi emotivamente carichi di suggestioni e memorie, minacce e promesse. I suoi paesaggi e le sue installazioni creano in pochi metri quadrati luoghi mentali capaci di portare lo spettatore in un viaggio spazio-temporale perturbante. I lavori di questa artista corrompendo in maniera sottile spazi domestici e paesaggi architettonici rivelano una forza vitale prorompente e straniante».
Il rapporto speciale che si viene a instaurare tra il pubblico e il luogo in cui sono contenute le opere si traduce, non appena si mette piede in galleria, nell’installazione Spazi repressi: su una cassapanca cinque disegni fronte-retro sono un omaggio al disegno, capace di catturare l’intangibile. L’installazione ambientale “Object de traduction” è un tubo di plastica, originariamente usato per il trasferimento del vino, che si snoda negli spazi guidando il pubblico alla scoperta delle opere esposte, tra cui “Oui”, dittico rappresentante un uomo e una donna entrambi col volto coperto da un paesaggio, che richiama nel titolo il romanzo di Thomas Bernhard "Ja" su un’impossibile relazione amorosa. E poi la scultura-isola “Tectonique du désastre amoureux” e l’installazione “Les Caducs, les persistants, les délaissés”: «Così come gli spartiti musicali rendono visibile la musica – continua la Bonacossa – l’opera di Stéphanie Nava rappresenta metaforicamente l’incomprensibile processo selettivo che ognuno mette in atto nei confronti dei propri ricordi. I suoi lavori infatti rappresentano il complesso rapporto tra i luoghi fisici e le nostre ossessioni e rimozioni, evocando un tempo naturale espanso segnato da infiniti ritorni in cui le vicende umane sono soltanto dei dettagli insignificanti».
Il titolo della retrospettiva è una citazione dal libro di Maurisce Blanchot “Le dernier homme” (1957): l’ombra dell’altra riva evoca il luogo “altro”, vicino e distante allo stesso tempo, uno spazio in cui convivono passato e presente e in cui il tubo di plastica dell’installazione citata ha la funzione di trasportare parole e immagini, unendo gli uomini e le architetture.
Fino al 30 luglio
Info: www.riccardocrespi.com