Con quel titolo, "I wish I was special", che fa esplicito riferimento alla malinconica canzone dei Radiohead "Creep", la nuova mostra di Valerio Berruti non poteva che affrontare il mondo magico e lievemente struggente dell’infanzia. Una contemplazione nostalgica, quella dell’artista piemontese, che ancora una volta mette al centro della sua poetica dai tratti minimali il mondo dei bambini. In questa nuova esposizione, che inaugura nella doppia sede della Ermanno Tedeschi gallery di Roma e Torino fino al 31 luglio, protagoniste sono due bambine che interagiscono l’una con l’altra. L’artista prosegue il suo percorso fatto d’immagini essenziali che ripensano i temi degli affetti, della quotidianità e dei legami familiari, per la prima volta mettendo al centro dell’opera due soggetti. "I wish I was special" nasce da una riflessione sulla personalità e sul momento in cui essa si forma: le due protagoniste, ritratte con la tecnica minimale che caratterizza l’artista, dialogano fra di loro, mutano, sembrano fondersi l’una con l’altra per poi discostarsi nuovamente, mettendo lo spettatore nella posizione di decidere se siano due figure distinte o se si tratti invece di uno sdoppiamento della stessa persona.
Un alter ego, un aspetto della propria personalità contro cui si inizia a lottare dal momento in cui l’infanzia lascia il posto alla pubertà, quando si avverte la consapevolezza dei propri limiti e si accentuano le proprie peculiarità perchè, come suggerisce il titolo, si vorrebbe essere speciali. Nessun elemento di riconoscimento spazio-temporale guida l’osservatore, solo due esili figure affrescate su juta, stilizzate su carta o plasmate nei bassorilievi in cemento armato, ultima evoluzione stilistica di Berruti. Come ha scritto il curatore Lóránd Hegyi: «Il silenzio, la semplicità, la banalità, l’anonimia, l’immobilità, l’atemporalità, l’assenza totale di qualsivoglia evento e un’obiettività materiale, apparentemente neutrale, sono gli elementi che caratterizzano i disegni e i dipinti di Valerio Berruti. Figure umane, bambini e adulti, talvolta accompagnati da un cane, talvolta in uno spazio identificabile, in un ambiente naturale o architettonico, in una situazione che appare familiare, ma perlopiù in uno spazio vuoto, senza riferimenti concreti e senza indicazioni esplicative o didattiche.
L’osservatore deve concentrarsi sulle figure, poiché non esiste nessun altro elemento narrativo evidente e rivelatore». Si tratta della prima personale di Berruti dopo l’entusiasmante esperienza alla Biennale di Venezia. In occasione della mostra sarà presentato un libro ("I wish I was special", edito da Silvana Editoriale) contenente un testo del curatore Luca Beatrice, un racconto dello scrittore israeliano Etgar Keret e uno scritto di Bruno Ruffilli, giornalista e critico musicale.
Fino al 31 luglio
Ermanno Tedeschi gallery
via del Portico d’Ottavia 7, Roma
via Carlo Ignazio Giulio 6, Torino
Info: www.etgallery.it